Enrico Letta rispolvera il campo largo e risponde a Matteo Renzi che in un'intervista al Corriere della sera sdogana il partito dei draghiani.
La giornata di ieri segna un riposizionamento nel campo del centrosinistra. Il segretario del Pd compie forse il passo decisivo per consolidare il patto con i Cinque stelle: «L'obiettivo delle prossime elezioni amministrative, per il Pd sarà dimostrare che il campo largo è meglio dell'autosufficienza» argomenta il leader dem al forum Ansa.
Eccola la virata verso il M5s e l'addio alla corsa solitaria con una legge proporzionale. Letta avverte: «Il Pd che sto guidando è un partito contrario all'idea dell'autosufficienza, vuole creare coalizioni democratiche, progressiste, basate sui principi di solidarietà e che possono tenere insieme forze per un campo largo. Quindi sarà un test per verificare se l'idea del campo largo rende per noi cose migliori».
Una sterzata inattesa, che non convince i big al Nazareno. Anzi, una fonte dem al Giornale si affretta a precisare: «Letta parla di elezioni comunali e non della futura alleanza per le politiche». E infatti una mezza retromarcia arriva: «Siamo troppo lontani da quell'appuntamento (Politiche) per parlarne ora e non abbiamo idea di quale sarà la legge elettorale» puntualizza Letta.
La fonte dem fa due conti: «I contrari all'abbraccio con il M5s gli sono numerosi, soprattutto in relazione alle notevoli differenze sulla politica internazionale». Nel Pd non c'è solo Base riformista, l'ex corrente dei renziani, che rema contro l'intesa Pd-Cinque stelle. Ora spunta il correntone Zingaretti-Bettini-Orlando che non vuole l'abbraccio tra dem e grillini. Le ragioni però sono diverse. Bettini starebbe lavorando con Giuseppe Conte a un nuovo contenitore politico, autonomo, con un'impronta pacifista e ambientalista. A tifare, senza troppa convinzione, per il campo largo Pd-M5s è rimasto solo il ministro della Cultura Dario Franceschini. «Però - fanno notare dal Nazareno - l'uscita di Letta può essere interpretata come la risposta all'intervista di Matteo Renzi che al Corriere della sera per la prima volta parla di un'area Draghi a cui dare un tetto».
Il leader del Pd avrebbe preso le contromisure puntando a rafforzare l'asse con i grillini anche in Sicilia: «Conte è sempre stato molto costruttivo e aperto. Il test di questa regione sarà molto importante, una regione amministrata male dal centrodestra su stessa ammissione di alcuni esponenti del centrodestra, noi abbiamo la possibilità e la responsabilità di offrire una alternativa non estemporanea. Ecco perché ci approcciamo a questa vicenda con delicatezza per trovarci a metà strada con i 5 stelle. Io sono molto affezionato alle primarie dei gazebo, primarie con una partecipazione fisica, ma anche quelle on line sono da utilizzare». Una specie di battesimo per il M5s. Che si trasformerebbe in un patto di sangue con il Pd.
Tra i Cinque stelle più scettici sul campo largo sono proprio i contiani. Il presidente pentastellato sta marcando la differenza rispetto ai dem soprattutto in politica estera. E sarebbe complicato dopo condurre una campagna elettorale a braccetto. Meglio la corsa solitaria. C'è poi avviato il discorso con Bersani e Bettini sul cantiere della «Cosa rossa».
Tutto però in divenire. Tra i favorevoli al campo largo c'è Luigi di Maio. Il ministro degli Esteri sa bene che in ottica di un'alleanza con il Pd avrebbe maggiori chance di essere rieletto in compagnia di una parte della sua truppa.
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