Letta si presenta da Draghi ma al Sud scoppia il partito

Il leader Pd prova a dettare l'agenda del governo per disinnescare le "bombe" De Luca ed Emiliano

Il segretario del Pd Enrico Letta
Il segretario del Pd Enrico Letta

Il segretario del Pd Enrico Letta va in processione dal premier Mario Draghi per piazzare (elemosinare) una bandierina politica in vista di un autunno caldo. Il colloquio tra Draghi e Letta tocca, ovviamente, la crisi internazionale in Afghanistan e l'agenda per pianificare la ripresa economica del Paese. Tra i dossier più spinosi la riforma del fisco e degli ammortizzatori sociali. Il leader del Pd cerca di stare sul pezzo a Roma. Ma rischia di perdere il Sud, che diventa terreno minato. In due giorni Letta rimedia tre ceffoni. In sequenza: i governatori di Campania e Puglia, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano, e l'ex presidente della Calabria Mario Oliverio «mandano al diavolo» Letta. Da Puglia, Campania e Calabria parte la spinta per rottamare il capo del Pd. Lo schiaffo che fa più male arriva dal vulcanico presidente della Campania De Luca. E in un luogo simbolo: la festa dell'Unità di Bologna, dove stasera è atteso il segretario del Pd. De Luca smonta in due minuti il cavallo di battaglia dell'era lettiana: l'approvazione del Ddl Zan. Una fucilata contro la linea dem. «Ne abbiamo fatto una questione ideologica, mentre su temi morali bisogna sempre avere una grande responsabilità verso la sensibilità di tutti». Lo sceriffo salernitano prende le difese del cardinale Parolin: «Certo che dobbiamo difendere i diritti, abbiamo sbagliato a rispondere in quel modo al cardinale. Gli abbiamo risposto in modo volgare e politicamente insopportabile». L'affondo più duro è nel merito: «Ma voi davvero pensate che sia ragionevole che alle elementari facciamo una giornata di riflessione contro l'omotransfobia? Ma andate al diavolo. Andate al diavolo». Letta incassa il vaffa e non replica. Teme che il governatore campano stia attrezzando una squadra per contendergli proprio la leadership nel Pd. Partendo dal Sud dove i nemici del segretario dem se ne trovano lungo la strada.

Altra Regione, la Puglia, altro governatore Pd che sconfessa la linea del suo segretario. Michele Emiliano in una sola affermazione annulla mesi e mesi di propaganda (di Letta) contro Matteo Salvini. Il governatore pugliese si riscopre fan del Capitano: «Salvini sta facendo un grande sforzo per delineare una visione di Paese, ed è uno sforzo che ha dei costi politici. Salvini è un politico che ha una sua onestà intellettuale». Le parole (al miele) di Emiliano rivolte al nemico numero uno (Salvini) sono uno smacco insopportabile per il vertice del Pd. Tant'è che il senatore dem Dario Stefano chiede al suo partito di uscire dalla giunta pugliese: «Il Pd deve far pesare il suo sostegno alla giunta Emiliano o valutare passi indietro. Un presidente di centro sinistra in sintonia con Salvini e l'estrema destra ha seri problemi di collocazione». Il governatore della Puglia corre ai ripari. Ma la toppa è peggio del buco: «Salvini - chiarisce in un'intervista al Corriere della sera - ha preso un partito xenofobo, antieuro, antieuropeista, omofobo, con l'utilizzo disinvolto persino di elementi religiosi. Lui ha spostato la Lega su una posizione completamente diversa, anche grazie al Pd, che deve rivendicare questo ruolo. Salvini va incoraggiato a lasciare le posizioni estremiste».

I dolori del giovane Letta aumentano scendendo in Calabria.

Stavolta c'è un ex governatore del Pd, Mario Oliverio, che sta provando a sabotare Amalia Bruni, candidata voluta da Letta per la guida della Regione. Al Sud tira una brutta aria. E il leader del Pd fa bene a starsene lontano.

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