La ripartenza dopo la più grave crisi economica del dopoguerra, con tutto ciò che ne consegue, sembra non essere al momento la priorità di Enrico Letta. Ospite di Che tempo che fa, il segretario del Partito democratico continua a portare avanti le battaglie ideologiche e pone come argomento prioritario l'approvazione del ddl Zan. Non sembra esserci spazio per il dialogo nel mondo di Letta per quanto concerne questo decreto: "Dobbiamo portarlo avanti e approvarlo. Io sono stato molto rigido nei mesi scorsi, e questo ci ha consentito di arrivare all'Aula del Senato".
Il segretario del Partito democratico ha demandato al primo firmatario del decreto la missione esplorativa per capire i margini entro i quali muoversi ma le modifiche, se mai verranno apportate, non dovranno essere "cose fondamentali, sostanziali". Enrico Letta da Fazio è sembrato particolarmente sicuro del risultato: "Mi fido di Zan. Gli chiedo di fare questo lavoro, di trovare un'intesa in Parlamento, e sulla base delle scelte che lui farà sono sicuro si arriverà alla possibilità di approvare il testo in tempi rapidi". Poi quella frase con un chiaro retrogusto elettorale: "Se non lo facessimo si avrebbe un rimbalzo negativo nei confronti di tante parti della nostra società che si aspettano oggi una risposta sui crimini d'odio e la parità. Io non voglio lasciare nulla di intentato".
Letta tentato dal voto
Tutto il resto è secondario per Enrico Letta, che si crogiola ancora del risultato alle elezioni amministrative, sbandierato come un grande successo, tanto da accarezzare l'idea di andare al voto anticipato, che "ci sarebbe perché è andata talmente bene che a me potrebbe venire voglia. Noi abbiamo vinto, in Parlamento siamo piccoli, e la tentazione ci sarebbe". Ma Letta preferisce aspettare ancora per scire dalla pandemia: "Bisogna continuare con un governo che sta facendo bene, e che deve dare segnali su salute e istruzione, e un forte messaggio sul tema del lavoro".
Andare al voto adesso non darebbe nessuna garanzia a Enrico Letta, che da Fazio ha parlato anche dell'ipotesi (non remota) di un governo di centrodestra nel 2023: "Io non posso immaginare che il nostro Paese, dopo il governo Draghi, generi un governo a guida Meloni e Salvini. Per me questa è una cosa che non è possibile e che trovo incredibile. E non perché io ce l'abbia nei loro confronti, ma perché Fdi e Lega sono i due partiti italiani legati in Europa a tutti gli altri anti-europeisti". Il centrodestra coalizzato fa paura a Letta, che ora cerca l'appoggio delle "forze europeiste, democratiche, progressiste".
Tra obbligo vaccinale e abolizione di Quota 100
Il segretario del Pd usa l'arma delle presunte "ambiguità che hanno avuto Meloni e Salvini in questi mesi " sul Green pass e il vaccino per screditarne un futuro governo. E proprio sulla possibilità che l'Italia arrivi all'obbligo vaccinale, Letta è molto chiaro: "È l'extrema ratio, ma se non funzionasse il Green pass, il prossimo passo sarebbe quello. Il vaccino è per il bene del Paese, bisogna essere responsabili".
A Che tempo che fa, quindi, Enrico Letta dedica anche un rapido passaggio alla riforma delle pensioni, etichettando quota 100 come "un errore". Aggiungendo che si tratta di "uno strumento diseguale, che discrimina le donne per come è organizzato il mercato del lavoro nel nostro Paese". Quindi riporta la sua formula: "Secondo me più che il tema della Quota, le due cose da fare sono flessibilità a seconda dei lavori gravosi, e poi dare un messaggio importante alle donne con Opzione donna". In tema di lavoro, invece, ammette che "va riformato il reddito di cittadinanza: deve rimanere come lotta alla povertà.
Ma per il lavoro ci devono essere altri strumenti". Quindi, ecco un ennesimo slogan elettorale: "Noi vogliamo ridurre le tasse sul lavoro in modo tale che i lavoratori abbiano in busta paga più soldi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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