L'Unione europea non chiude la porta a SpaceX e al suo sistema satellitare Starlink. Un eventuale accordo tra l'Italia e la società che fa capo a Elon Musk «è compatibile con la partecipazione al progetto Iris², la costellazione per l'internet satellitare dell'Ue», ha spiegato un portavoce dell'esecutivo di Bruxelles. «Un regolamento dell'Ue istituisce il sistema Iris² ed è quindi applicabile in tutta l'Ue», ha aggiunto sottolineando che «l'Italia, in quanto Stato sovrano ha il pieno potere discrezionale di procedere con decisioni e azioni sovrane». A fare salti di gioia è stato soprattutto Elon Musk che, rispondendo su X a Matteo Salvini che auspicava un'intesa, ha postato un messaggio inequivocabile: «Sarà fantastico. Anche altri Paesi in Europa chiederanno di usufruirne».
Il progetto Iris², annunciato tre settimane fa, partirà con notevole ritardo anche se unisce i big del Vecchio Continente (Eutelsat, Ses, Hispasat, Deutsche Telekom, Telespazio e Airbus) e punta a lanciare 290 satelliti entro il 2030 quando Starlink ne ha già in orbita 6.400.
La differenza dei numeri in gioco fa comprendere che l'offerta Usa sarà sicuramente più conveniente. Anche perché Musk ha approntato già i vettori Falcon9, mentre l'Europa sta testando ora i razzi Ariane6 di cui potrebbe, però, avvalersi anche il concorrente di SpaceX, Amazon con il suo progetto Kuiper. Il referente italiano di Musk, Andrea Stroppa, ha purtroppo ricordato che l'Italia con 500 milioni spesi ha solo il 3,4% nel consorzio europeo Ariane6 nel quale «non c'è nessun italiano che decide» e il cui primo lancio a fine 2024 è avvenuto in ritardi di quattro anno sulla tabella di marcia. Insomma, se il governo italiano dovesse stringere con SpaceX un accordo per le comunicazioni e la cybersecurity di certo non sprecherebbe soldi pubblici né perderebbe tempo.
«Serviranno 5, 10 o addirittura 15 anni» per avere una capacità europea analoga», aveva spiegato il ministro della Difesa Crosetto in un'audizione, evidenziando che «fino ad allora, il potere di Musk in questo settore rimarrà quasi esclusivo, ponendo agli Stati la necessità di collaborare con l'imprenditore per non restare esclusi». Basti pensare che Eumetsat, l'organizzazione Ue per i satelliti meteo, già da tempo ha scelto l'opzione Starlink.
Ma un'eventuale scelta dell'opzione Usa, ancorché fatta con gara, penalizzerà le tecnologie italiane come quelle di Leonardo (ieri +0,9% in Borsa) o gli investimenti Pnrr per portare la fibra ottica a tutto il Paese? «ll prodotto costa poco perché c'è un'autostrada vuota da riempire», spiega un ex top manager italiano del settore tlc sottolineando che «tutte le tecnologie sono neutre: il satellite su una barca o sulla cima di una montagna è una cosa fantastica, il satellite a Milano non serve». Il problema dell'Europa, conclude, è che «non ha avuto una visione tecnologica che l'abbia messa nelle condizioni oggi di essere pronta con un'alternativa nel momento in cui Starlink ha creato un monopolio naturale».
Ragionamento non dissimile da quello dell'avvocato Cesare San Mauro, associato di Diritto dell'economia alla sapienza di Roma, secondo cui l'Europa «è piuttosto indietro nel campo e oggi la metodologia più efficace e più efficiente per le comunicazioni sarebbe quella di Starlink» anche se è auspicabile «che non avvenga una trattativa privata», sebbene il risultato sia scontato perché «Musk ha le tecnologie e le metodologie per offrire un prezzo più basso».
San Mauro è, invece, più ottimista sullo sviluppo delle comunicazioni satellitari anche per la trasmissione dati e voce. I ritardi nel completamento del piano «Italia a 1 Giga» previsto dal Pnrr rischiano di pesare.
Per questo motivo è più propenso a utilizzare i satelliti per la copertura a banda larga delle zone bianche (quelle poco densamente popolate e a rischio fallimento di mercato). «Occorre ricordare - afferma - che la Spagna, peraltro con un governo socialista, ha scelto la tecnologia di Musk per raggiungere gli obiettivi di copertura». Insomma, conclude, «non tutto è politica».
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