Nel giorno degli entusiasmi su ripresa e Pil da Bruxelles piomba il monito della Commissione europea sugli «squilibri macroeconomici eccessivi» dell'Italia. Che rischiano di aumentare con la fine delle misure di sostegno. Al netto delle prospettive dell'atteso rimbalzo economico, quindi, i problemi strutturali restano.
E anche se il Patto di Stabilità rimane sospeso fino al 2023, la strada di bilancio è stretta, tanto che nelle raccomandazioni di primavera della Commissione Ue all'Italia si chiede «prudenza». Per non uscire dai binari di sostenibilità del debito, servono politiche di investimento in grado di contenere il cosiddetto «debito cattivo».
Un avvertimento che arriva anche dal commissario europeo Paolo Gentiloni, che ha più volte richiamato l'Italia a «fare attenzione alla spesa corrente perché tutto dev'essere concentrato su riforme e investimenti». Parole che sembrano indirizzate soprattutto a quella parte di maggioranza che prima dell'emergenza Covid aveva molto puntato su assistenzialismo e sussidi, in contrapposizione a una programmazione economica di stampo liberale. Del resto già il premier Mario Draghi ha ricordato che l'obiettivo è «rendere la ripresa duratura e sostenibile» anche dopo la fine dei programmi finanziati coi fondi europei.
Gli squilibri dell'Italia sono legati all'«alto debito pubblico» e a una «bassa produttività» che, unita a una bassa occupazione, «danneggia la crescita potenziale e limita lo spazio per la riduzione del debito», sottolinea Bruxelles. Preoccupano anche i crediti deteriorati nella pancia delle banche, perché nonostante i progressi «restano relativamente alti e rischiano di aumentare una volta che le misure di sostegno saranno ritirate». Per questo all'Italia si chiede nel 2022 di «usare il Recovery Fund per finanziare investimenti aggiuntivi perseguendo una politica di bilancio prudente» e di dare «priorità alle riforme fiscali strutturali». La via tracciata dalla Commissione è quella di «preservare gli investimenti finanziati a livello nazionale» e di «limitare la crescita della spesa corrente». Raccomandazioni che incrociano la sensibilità dello stesso Draghi che prima di diventare premier nell'agosto 2020 ricordava che «la ricostruzione sarà inevitabilmente accompagnata da stock di debito destinati a rimanere elevati a lungo. Questo debito sarà sostenibile se utilizzato a fini produttivi, se è cioè debito buono».
Prudenza è la richiesta che ritorna più volte nel monito di Bruxelles e di Gentiloni. Con l'Italia preoccupano anche Grecia e Cipro. Perché anche se il Patto di Stabilità resta bloccato fino al 2023 - la sua non facile revisione verrà affrontata il prossimo anno - e dunque non scatterà alcuna procedura per deficit, «non significa che non ci debba essere grande attenzione ad evitare l'accumulo di una maggiore spesa corrente con conseguenze permanenti sui bilanci dei Paesi più indebitati e tra questi, naturalmente, l'Italia», dice Gentiloni. Il nostro Paese deve «dare priorità agli investimenti sostenibili e favorevoli alla crescita, in particolare sostenendo la transizione verde e digitale».
Le prospettive ora sono concentrate sulla spinta dei piani di ripresa e resilienza: «L'attuazione di investimenti e riforme del Recovery aiuterà la ripresa, rafforzerà la crescita potenziale e l'occupazione, ridurrà gli squilibri e migliorerà le finanze pubbliche», conferma Bruxelles. Il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis parla di «un impulso economico pari all'1,2% del Pil» e della creazione di «800 mila posti di lavoro entro la fine del prossimo anno».
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