L'Europa sulla crisi migratoria con la Turchia mantiene la linea: "Difendere i confini"

A poche ore dall'incontro con Erdogan, Ursula Von Der Layen ha rilanciato la linea europea volta alla difesa delle frontiere esterne. Intanto l'Austria si dice pronta ad inviare soldati in Grecia

L'Europa sulla crisi migratoria con la Turchia mantiene la linea: "Difendere i confini"

In attesa dell’incontro a Bruxelles tra i vertici dell’Ue ed il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, la diplomazia del vecchio continente sul fronte della crisi migratoria in corso lungo i confini tra Grecia e Turchia dovrebbe attenersi alla linea già fissata a Zagabria nei giorni scorsi.

Ossia quella della difesa dei confini esterni, principio sancito nella capitale croata in occasione della riunione dei ministri degli esteri dei 27 paesi Ue. A dichiararlo, nell’immediata vigilia del colloqui previsto in questo lunedì sera nella capitale belga, è la presidente della commissione europea Ursula Von Der Layen: “I confini europei devono essere protetti, insieme ai diritti fondamentali”.

Dunque, i vertici della commissione vorrebbero proseguire lungo il sentiero tracciato precedentemente sulla scia della crisi scoppiata quasi due settimane fa, quando Erdogan ha dichiarato aperte le frontiere con la Grecia dando sostanziale via libera di andare verso l’Ue a migliaia di migranti presenti nel suo territorio.

Un gesto, quello del “sultano”, considerato come una vera e propria ritorsione nei confronti della stessa Europa, rea di non aver preso le difese di Ankara in occasione degli ultimi episodi relativi alla battaglia di Idlib, dove sono morti più di cinquanta soldati turchi. Ma anche un modo, come esplicitamente confermato da Erdogan nei giorni successivi, per provare a cambiare l’accordo sui migranti in vigore con l’Ue dal 2016: “Quell’intesa va cambiata perché non funziona più”, ha ribadito lo stesso presidente turco in un colloquio telefonico con la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Ma non è di questo avviso Ursula Von Der Layen: “Quell’accordo in generale è una buona costruzione – ha dichiarato nelle scorse ore il presidente della commissione europea – perché condivide le responsabilità delle due parti nella gestione dei flussi migratori e funziona in modo tale che l'immigrazione irregolare non viene tollerata”.

Dunque, secondo il titolare dell’esecutivo europeo le intese già sottoscritte con Ankara non necessitano di modifiche: “L’accordo del 2016 – ha proseguito Von Der Layen, motivando la sua presa di posizione – prevede il sostegno da parte dell'Ue per i rifugiati siriani in Turchia, per esempio nell'educazione e nell'alloggio”.

Parole che cozzano invece con quanto dichiarato dallo stesso Erdogan alla vigilia della sua partenza per Bruxelles: “Spero di ottenere il risultato che mi aspetto – ha affermato il presidente turco – La Grecia apra le frontiere e faccia entrare i migranti negli altri paesi dell’Ue”.

La linea europea ha sorpreso molti analisti: quando Erdogan ha tolto ogni tenaglia alle frontiere, in tanti si aspettavano una posizione dell’Ue volta ad assecondare i capricci del sultano pur di evitare qualsiasi nuovo problema migratorio. La presa di posizione della Grecia, che invece ha approvato un piano per bloccare i migranti ed evitare il loro ingresso nel territorio ellenico e dunque europeo, ha dato un primo input ad una linea di Bruxelles vocata al rispetto delle frontiere esterne.

Ma non solo: anche altri governi hanno fatto sapere di lavorare per una linea dura. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ad esempio, ha dichiarato di essere pronto a blindare i confini del suo paese.

E nelle scorse ore sulla questione sono intervenuti il ministro dell’interno austriaco, Karl Nehammer, e quello della difesa Klaudia Tanner: “Rafforzaremo il sentimento di sicurezza nel paese in merito alla questione dei migranti in Grecia – hanno fatto sapere i due ministri al quotidiano Heute – Siamo disposti ad inviare i militari ai confini della Grecia, dei Balcani oltre a controlli militari al confine del paese”. Il tutto in un piano che prevedrebbe, tra le altre cose, anche nuovi check sanitari alla frontiera per timore della diffusione del coronavirus.

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