L'Europa è tutta con Guaidó. Ma Mosca: "È un'ingerenza"

Il riconoscimento arriva allo scadere dell'ultimatum a Maduro per nuove elezioni. La Russia: usurpazione

L'Europa è tutta con Guaidó. Ma Mosca: "È un'ingerenza"

Lo hanno fatto tutti i grandi; riconoscere il presidente autoproclamato che sta facendo qualcosa che nessuno, in questi anni drammatici del Venezuela, era riuscito a fare: scalzare Maduro e la sua dittatura che ha ridotto il Paese alla fame. Letteralmente. Juan Guaidò invece, come un miracolo, resiste. Va nelle piazze e grida tutta l'esasperazione di un popolo che vuole girare pagine. Scappa l'ingegnere di 36 anni con i master negli Stati Uniti, da un palcoscenico all'altro, sempre in moto perchè con un casco nero in testa è più facile mimetizzarsi e disperdersi nella folla. Ma lo sa che non c'è più molto tempo. Ora, se vuole sopravvivere, deve subito raccogliere quello che ha seminato. E l'appoggio concreto delle Cancellerie europeo è fondamentale dopo l'ultimatum dato a Maduro. La Spagna è stata la prima a rompere gli indugi, seguita a stretto giro da Londra. «Nelle prossime ore - ha detto il premier spagnolo Pedro Sanchez - mi metterò in contatto con i governi europei e latinoamericani che vogliono unirsi a questo riconoscimento. Guaidó deve convocare il prima possibile elezioni libere perché il popolo del Venezuela deve poter decidere del proprio futuro. La comunità internazionale dovrà rispettare il risultato e verificare questo processo». Sánchez ha anche sottolineato che il suo Paese appoggia il gruppo di contatto creato dall'Unione europea e «promuoverà all'Ue e all'Onu un piano di aiuti umanitari per affrontare con urgenza la grave situazione che vive il Venezuela».

Madrid ha dato il suo sì dopo la scadenza dell'ultimatum francese di mezzanotte, seguito dalla dichiarazione del ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, ai microfoni di France Inter, e dal tweet di Macron, in cui viene riconosciuta la legittimità di Guaidó. Subito dopo è arrivato quello britannico, svedese e austriaco. Jeremy Hunt, il ministro degli Esteri inglese, ha twittato: «Nicolás Maduro non ha indetto elezioni presidenziali entro il limite di 8 giorni che avevamo fissato. Quindi il Regno Unito, insieme agli alleati europei, riconosce Guaidó come presidente ad interim fino a quando non si potranno tenere elezioni credibili».

Anche la Germania si è unita alla legittimazione di Guaidó alla presidenza attraverso la portavoce della cancelliera tedesca, Martina Fiez. Mosca invece, dopo il sì europeo, si è fatta sentire attraverso il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, che ha parlato di «ingerenza» da parte degli europei: «Il tentativo di legittimare l'usurpazione del potere, lo reputiamo un'interferenza diretta e indiretta negli affari interni del Venezuela» e il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov.

Finora sono oltre venti i Paesi che sostengono l'avvicendamento alla presidenza del Paese, tra cui Stati Uniti e Canada, all'appello manca solo l'Italia che per ora è d'accordo con Russia, Turchia e Cina. Ieri il premier canadese Justin Trudeau ha parlato al telefono con il leader dell'opposizione, elogiandone «il coraggio e la leadership». Una telefonata che arriva poco prima l'incontro a Ottawa dei ministri degli Affari esteri del Gruppo di Lima, di cui 11 su 14 membri hanno riconosciuto Guaidó come presidente ad interim. «I due leader hanno discusso l'importanza della comunità internazionale mandando un chiaro messaggio sull'illegittimità del governo di Maduro e la necessità di rispettare la costituzione venezuelana», ha fatto sapere l'ufficio di Trudeau.

«Entrambi hanno rimarcato l'importanza che elezioni presidenziali libere e giuste si tengano. Il premier ha elogiato Guaido per il suo coraggio e la sua leadership nel contribuire al ritorno alla democrazia in Venezuela e ha offerto il continuo sostegno del Canada», ha aggiunto.

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