L'ex deportata: "La sinistra tace sull'antisemitismo"

Ester Misul: "Non ero in sinagoga ma avrei fischiato Sala. Anzi, gli avrei detto: prendi una posizione chiara"

L'ex deportata: "La sinistra tace sull'antisemitismo"
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Indifferenza. Sulla scena della storia si riaffacciano i mostri dell'antisemitismo, ma la chiave di tutto è la parola che campeggia dentro il Memoriale della Shoah: è l'indifferenza dei più ciò che inquieta. «Per noi nessuno ha mai avuto pietà - dice al Giornale Ester Misul - Alle persone piacciono molto gli ebrei quando sono morti, quelli vivi non interessano a nessuno».

Proprio dal Binario 21, nel 1945, Ester fu stipata nell'ultimo vagone diretto in Germania: «Eravamo nascosti in zona Loreto. Una portinaia ci aiutava, una parente invece fece la spia. Arrivarono alle 5 come nei film. Mia nonna aprì e le misero in mano un foglietto che intimava di prepararci in 10 minuti. Un camion ci trasferì a San Vittore. Ci portarono via tutto». Lei aveva un anno. «Le SS volevano scoprire dov'erano i nonni e la picchiavano, ma la mamma non poteva dire ciò che non sapeva. Mi misero sul pavimento minacciandola: Se non ci dici dove sono la facciamo mangiare dai cani». Le linee erano state bombardate e si fermarono nel campo di Bolzano. «Non avevano fatto in tempo a costruire i forni. Molti erano stati portati ad Auschwitz e non sono tornati. Altri, sono tornati che non erano più loro».

Ester è tornata, non è stato facile ma finora ha vissuto pienamente la sua vita. Una cosa è senz'altro cambiata da allora: «Non penso che possa ripetersi. C'è chi vorrebbe, la differenza è che noi faremo in modo che non succeda. Non più». Gli antisemiti però sono una cupa realtà e ora si sentono legittimati. È tornata la paura. «Una nostra conoscente, a Milano, giorni fa ha ordinato una pizza a casa, e il ragazzo delle consegne le ha sputato addosso. Io se ordino la spesa dico di non salire perché non sto bene».

A Milano, intanto, nei cortei si grida «morte all'ebreo!». «Sono arrabbiata, preoccupata - dice Ester - si sta superando ogni limite e pare che sia normale. Io guardo la tv la sera e sembra che nessuno o quasi si renda conto di tutto quest'odio. Nelle piazze gridano Palestina libera e dicono dal fiume al mare, ma fra il Giordano e il mare c'è Israele. Non vogliono uno Stato arabo, vogliono distruggere Israele. E non ce l'hanno solo con Israele, ce l'hanno con gli ebrei. Se gli capita un ebreo sotto mano ci pensano loro, si è visto il 7 ottobre». Ester non ha dubbi che Hamas sia come i nazisti: «Hanno fatto cose anche peggiori. Decapitato, ucciso donne incinte. Non ho osato guardare le immagini, il bambino messo nel forno. Se Hamas potesse ci ammazzerebbe tutti in modo atroce». E il dolore più grande è ascoltare chi giustifica, chi minimizza, chi vuole «contestualizzare». E chi sembra silente, ambiguo, freddo.

Il sindaco Beppe Sala è stato fischiato in sinagoga l'altra sera. E il Comune da 20 giorni non riesce ad approvare un documento sugli ostaggi del 7 ottobre. «Io non c'ero, non stavo bene, ma lo avrei fischiato, anzi no, gli avrei parlato. Io l'ho conosciuto, mi ha invitato a Palazzo Marino. Vada nelle scuole di Milano, mi disse. Me le indichi, risposi. Aspetto ancora». «So che Sala nel suo intimo non è pro Israele - osserva Ester - ma che non reagisca come si deve all'antisemitismo è inammissibile. Lui può pensare ciò che vuole ma è sindaco di Milano». E vale per tutta la sinistra. «È assente. A me non interessa la politica. Non mi piaceva neanche la Meloni. Ma la sinistra italiana è un problema. Si sentono cose da pazzi».

Ester è molto arrabbiata e preoccupata. «È triste che non si possa neanche ordinare una pizza in pace - confessa - Io ho sempre avuto la stella di David al collo, e non la toglierà mai. I miei nonni abitavano in Turchia, sa? In una bella villa. Caduto Ataturk, hanno detto loro: O vi convertite o andate via. Presero quattro cose e partirono per Livorno. Noi non ci spaventiamo. Ogni due per tre ricomincia questa storia.

Tre anni fa in Israele in un negozio mi hanno chiesto: Verrebbe qui? Sì, ma la mia vita, le mie figlie, sono a Milano. A loro ripeto che i passaporti vanno sempre tenuti pronti. Israele è l'unico posto al mondo in cui un ebreo, nonostante tutto, può sempre andare. Ma per quante generazioni dobbiamo andare avanti così?».

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