Secondo l'ex magistrato Carlo Nordio sul caso della Sea Watch 3 l'unica cosa a naufragare è stata la legge italiana, sempre più incapace – per colpe della politica e della magistratura – di gestire l'intricato e oltre modo complesso fenomeno dell'immigrazione irregolare.
"Alcuni problemi non possono essere risolti dai giudici", scrive l’ex toga nel suo editoriale vergato per Il Messaggero. Nel quale, riferendosi al caso di Carola Rackete, spiega: "L'arresto non è stato convalidato, e quindi la donna è libera a tutti gli effetti. Questo non significa affatto che sia stata scagionata. Probabilmente il Pm ricorrerà per Cassazione, ed è possibile che la decisione del Gip venga annullata e si debba rifare tutto daccapo. In ogni caso sarà il processo a decidere sulla colpevolezza o meno dell'imputata, che nel frattempo, come è giusto che sia, è presunta innocente. Tutto questo è conforme alla nostra procedura e al nostro stato di diritto, e guai a noi se non fosse così. Il nostro severo giudizio complessivo sul comportamento della Rackete non ci fa affatto dimenticare che la carcerazione preventiva dev’essere un’eccezione giustificata - anche se questo da noi non avviene - solo da fattori eccezionali".
Ed eccoci alla frecciatina al mondo della politica tricolore che "sembra ignorare che il processo ha le sue regole, che a molti possono sembrare stravaganti ma che vanno rispettate. L'esempio più significativo riguarda proprio la Rackete. Il ministro Salvini ne ha proclamato l'espulsione, con esecuzione immediata. Sennonché è proprio la condizione di imputata che consente alla capitana di restare in Italia. Avendo infatti il diritto di difendersi dalle imputazioni elevate - e da quelle suppletive di favoreggiamento all'immigrazione clandestina - non può essere cacciata e magari poi processata 'in absentia'". Un cavillo, scrive ancora l'ex giudice, che i clandestini conoscono come le proprie tasche; infatti "spesso si fanno arrestare per reati banali proprio perché, una volta indagati, hanno il diritto di restare qui fino alla sentenza definitiva, che, come sappiamo, interviene dopo circa un decennio. Questa è un’altra ragione, per così dire tecnica, per cui abbiamo sempre sostenuto che incriminare il clandestino in quanto tale è una follia, perché gli si attribuisce automaticamente, di fatto, il diritto di soggiorno".
Ecco, infine, la sferzata di Nordio: "Da anni il problema dell'immigrazione è stato affrontato in modo emotivo ed elettorale, oscillante tra un indifferenziato e generico solidarismo, che aprirebbe le porte all’intero continente africano, e un altrettanto generico rigorismo che urta contro la realtà delle cose (ad esempio il massiccio rimpatrio dei clandestini) o contro le regole dello stato di diritto.
La soluzione più razionale, che maggioranza e opposizione si siedano attorno un tavolo e dicano chiaro e tondo agli italiani come intendono concretamente risolvere la questione, e quella ancor più auspicabile che il tavolo si allarghi all'intera Europa, sembra purtroppo ancora di là da venire".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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