Lezioni di sub per salvarsi I bambini ancora vivi grazie all'allenatore eroe

L'ipotesi: evacuazione domani prima dei monsoni. Il 25enne ha ceduto il proprio cibo

Lezioni di sub per salvarsi I bambini ancora vivi grazie all'allenatore eroe

Dicono che sia lui ad essere il più debole. Ekapol. Non i bambini ma l'allenatore è quello messo peggio di tutti. Perchè a venticinque anni si è preso la responsabilità della vita di questi ragazzini sulle sue spalle, tenendosi aggrappato addosso il senso di colpa di non averli protetti all'inizio, quando non ha impedito loro di entrare nella grotta, nonostante i cartelli che mettevano in guardia.

È lui probabilmente l'eroe vero di questa storia di malasorte e miracoli; è lui che con l'istinto di un capobranco smarrito si è preso cura del gruppo spaventato e frastornato, ha cullato e fatto sopravvivere questi bambini che da soli probabilmente sarebbero morti. Ha raccolto il poco cibo che avevano nelle tasche dei pantaloncini, ha distribuito sapienti razioni: per tutti tranne che per se stesso. Lui ha rinunciato, sacrificandosi in silenzio, con il sorriso sulle labbra per infondere coraggio e ottimismo. Motivatore che ha tenuto alto l'umore della squadra, che questa squadra non l'ha fatta sentire spacciata mai. Li ha tenuti uniti e vicino a sè questi bambini con le gambette nude e magrissime. Li ha fatti bere insegnando loro ad appoggiare la lingua alla parete, ha impartito lezioni di meditazione, li ha tenuti buoni, ha spiegato, con la pazienza di un maestro, che stare sdraiati è meglio, che le energie si risparmiano per essere riposati quando i soccorritori arriveranno. E chissà come deve essersi sentito sollevato quando i sub sono arrivati davvero, lui che sotto sotto non ci credeva più, attento però a non darlo mai a vedere per non far piangere i suoi bambini.

Fuori, la Thailandia ha già iniziato a processarlo mentre scruta il cielo. Gli esperti osservano le nuvole, saggiano il vento e sperano che i monsoni, in attesa già per venerdì, siano pazienti. Ci vuole tempo che non c'è per organizzare il piano di fuga per tutti. Si fa in fretta quando la fretta non aiuta. Si draga l'acqua dai cunicoli, si cerca di agevolare il più possibile il lavoro degli speleologi sub. I bambini e l'allenatore non sanno nuotare e certo non aiuta. Nessuna operazione sarà tentata prima di venerdì. Si sa però che il salvataggio potrebbe avvenire in fasi diverse, con uno scaglionamento sulla base delle condizioni di salute di ogni singolo ragazzo.

«Non possono uscire tutti e 13 nello stesso momento», ha spiegato il governatore provinciale di Chiang Rai che coordina le operazioni, «se sono adeguate le condizioni e se quella persona è pronta al 100%, allora può uscire». Osatanakorn ha aggiunto che il gruppo sta ancora recuperando la forma fisica. Si cercano altre strade possibili, nuovi piccoli grandi miracoli per il gruppo che vuole solo uscire dalla pancia della Terra. Si ascoltano i ragazzi che giurano che nel buio e nel silenzio atavico della grotta hanno sentito abbaiare i cani, il canto di un gallo e bambini che giocano. Esisterebbe dunque un varco o un pozzo da cui poter accedere alla grotta sottoterra, a un chilometro di profondità, senza attraversare i canali melmosi con le maschere subacquee. Ma niente al momento viene escluso.

E allora i ragazzini, tra gli 11 e i 16 anni, si allenano con le maschere speciali arrivate dalla Svezia, imparano a respirare, anche se nessuno ha ancora fatto immersioni. Rifocillati e confortati dai 6 militari tra cui un medico e un infermiere si preparano. Prima che la ripresa delle piogge renda tutto impossibile.

Allora bisognerebbe aspettare settimane, forse mesi. Il primo collegamento telefonico con i genitori è fallito. Si ritenta per rincuorarli, infondergli nuova fiducia, prima dell'ultimo salto, quello verso la luce. Quello verso la vita.

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