Libano, allarme profughi. In viaggio verso l'Europa

Al Nord è esploso il business dei siriani in fuga dal conflitto. Fra loro terroristi che puntano all'Italia

Libano, allarme profughi. In viaggio verso l'Europa
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I trafficanti di uomini non hanno mai smesso di lavorare spostando merce umana, ma adesso, nel Nord del Libano, il business è esploso con i siriani che vogliono fuggire dalla guerra. E spesso non possono tornare a casa perché sono nemici del regime di Assad o non hanno documenti. «Si affidano ai trafficanti a Nord di Tripoli, che chiedono anche 3mila dollari a famiglia per portarli clandestinamente a Idlib. Molti proseguono direttamente verso la Turchia, via Latakia, per poi provare a imbarcarsi clandestinamente in direzione dell'Europa» spiega un libanese ben informato e amico dei trafficanti. Fra i siriani, prima riparati in Libano, che adesso fuggono verso il loro Paese come prima tappa in direzione del vecchio continente «ci sono sicuramente anche membri di al Nusra», la Al Qaida di Idlib, secondo la fonte del Giornale. Terroristi che puntano a spacciarsi per rifugiati arrivando in Italia con le barche direttamente dalla Turchia o attraverso la più lunga rotta balcanica attraverso Grecia ed ex Jugoslavia.

I numeri dell'esodo, se la guerra fra Hezbollah e Israele continuerà come tutti temono, fanno paura. «Prima della guerra, già travolti dalla crisi economica, il Libano contava un milione di profughi siriani e 200mila palestinesi - spiega Firas Al-Shoufi del centro studi Recon-geopolitics di Beirut - L'attacco israeliano ha provocato un altro milione di sfollati in condizioni precarie. Almeno la metà è fuggita al Nord. E 300mila siriani oltre a 80mila libanesi hanno già lasciato il Paese soprattutto verso la Siria». Al-Shoufi punta sul tallone d'Achille europeo. «Se non si risolverà questo conflitto politicamente, arrivando il prima possibile a una tregua - sostiene - gran parte degli sfollati cercheranno di passare dalla Siria alla Turchia e tenteranno la via illegale verso l'Europa o con le barche direttamente in Italia». La rete dei trafficanti lavora a pieno ritmo nelle zone del Nord, ma chi ha i documenti in regola entra tranquillamente in Siria da Al Ariba e Al Abudyeh. Nelle prime settimane da Masna, ma la strada principale è stata bombardata dagli israeliani per fermare i rifornimenti di armi dall'Iran a Hezbollah, che avevano tunnel di passaggio nell'area.

I numeri si notano anche fra i pochi ospitati negli istituti scolastici o strutture pubbliche a Tripoli, capoluogo del Nord. Ufficialmente sono 16mila, ma 10mila risultano siriani. Il numero reale di sfollati nella città a maggioranza sunnita sarebbe di 150mila persone. L'ingresso della scuola Al Jadida è presidiata dai soldati. Lo stesso direttore ci fa capire che non ne possono già più dei profughi siriani. I volontari che distribuiscono i pasti nelle aule trasformate in dormitori ci vietano di scattare fotografie agli sfollati. «Una volta pubblicate si scatena l'odio sui social - spiegano - Il commento più benevolo è ben gli sta». Chi ha soldi e in alcuni casi già un visto per l'Europa si imbarca sul traghetto che parte da Tripoli tre volte alla settimana arrivando in Turchia. Undici ore di viaggio con la cabina che costa 350 dollari.

In questo clima l'esodo non è un rischio, ma una certezza. E non è un caso che il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il primo capo di governo ad arrivare oggi a Beirut dall'attacco israeliano, affronterà anche l'emergenza profughi.

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