
«Colloqui intimi» di massimo due ore e porta non chiusa dall'interno. Questo, per titoli, il contenuto delle linee guida su affettività e sessualità in carcere, emanate dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) del ministero della Giustizia e trasmesse a Provveditori, Direttori e Comandanti di reparto delle carceri italiane. Un passo avanti, per i diritti dei detenuti, che arriva proprio all'indomani delle polemiche per le frasi del Guardasigilli Carlo Nordio sul sovraffollamento degli istituti penitenziari, con tanto di commenti caustici sullo «spritz di Via Arenula» da parte di Ernesto Carbone, membro laico del Csm in quota Italia Viva. In ogni caso, la svolta parte su impulso di una sentenza della Corte Costituzionale dell'anno scorso, che ha dichiarato illegittima la norma dell'ordinamento delle carceri nel punto in cui «non prevede che la persona detenuta possa essere ammessa a svolgere i colloqui con il coniuge, la parte dell'unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia». Insomma, anche i detenuti avranno diritto all'affettività e alla sessualità. E, appunto, quelli che vengono chiamati «colloqui intimi», recitano le linee guida del Dap, «saranno concessi nello stesso numero di quelli visivi fruiti mensilmente e avranno durata massima di due ore». Non ci sarà più, dunque, il controllo a vista da parte degli agenti penitenziari, ma - per ragioni di sicurezza - la stanza dovrà essere «senza la possibilità di chiusura dall'interno e sarà sorvegliata soltanto all'esterno». A poter usufruire del beneficio saranno i detenuti sposati, uniti in Unione Civile oppure che dimostrino di essere stabilmente conviventi. Saranno esclusi soltanto quelli sottoposti al 41-bis o al 14-bis (in regime di sorveglianza speciale). Il tutto potrà avvenire in una camera arredata con letto e bagno, con sorveglianza degli agenti soltanto dall'esterno, ma senza la possibilità di chiudere la porta internamente. Secondo il Dap, saranno circa 17mila i detenuti che potranno avvalersi del diritto. «È un cammino che occorre intraprendere e rendere effettiva questa tutela», ha commentato il presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso, prima dell'emanazione delle linee guida. «La circolare disciplina le modalità di svolgimento dei colloqui intimi, demandando ai provveditori e ai direttori il compito di garantire questo diritto. Ci auguriamo che tutte le carceri si adeguino per tempo», dice il presidente dell'associazione Antigone Patrizio Gonnella. Francesco Petrelli, presidente dell'Unione Camere Penali, parla di «decisione importante sulla via dell'umanizzazione delle pene detentive». «Oggi riconosciamo che è stato fatto un passo avanti ma servirà l'impegno a livello regionale nei singoli istituti», ammette Riccardo Magi, di +Europa.
Intanto continua la polemica sulle frasi di Nordio sul sovraffollamento. «Non ho detto che il fenomeno è colpa dei magistrati, che fanno il loro dovere», puntualizza il ministro. «Bene il chiarimento», dice il presidente dell'Anm Cesare Parodi. Che però in mattinata era andato all'attacco: «Fatico a immaginare come una colpa il fatto che un magistrato mandi qualcuno in carcere in base alle leggi».
Ma a superarsi è il laico del Csm Carbone, ex parlamentare renziano. Ecco la scivolata contro Nordio, con tanto di allusione alcolica: «Aspettiamo tutti con ansia il giorno in cui anche lo spritz fatto male di un bar in via Arenula sarà colpa della magistratura».
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