Libia flagellata da un ciclone: 6mila dispersi

Derna finisce sott'acqua. In Marocco polemiche su soccorsi e assenza del Re

Libia flagellata da un ciclone: 6mila dispersi
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Due calamità naturali mettono in ginocchio il Nord Africa. Mentre in Marocco sale a circa 2700 il numero delle vittime per il terremoto che venerdì ha colpito l'area nei dintorni di Marrakech, in Libia «dalle 5mila alle 6mila persone» risultano disperse per le inondazioni provocate dal passaggio dell'uragano Daniel. Lo spiega il portavoce dell'Esercito nazionale libico (Lna), Ahmed al-Mismari, mentre il primo ministro del governo della Cirenaica, Osama Hammad, parla di un'ecatombe senza precedenti.

Una nuova emergenza affligge ora la regione e allarma la comunità internazionale. A Derna, città più colpita, «interi quartieri sono scomparsi insieme ai loro residenti spazzati via dal mare», ha detto Hammad. Le precipitazioni hanno superato i 400 millilitri all'ora, cifra mai registrata negli ultimi quattro decenni, secondo il Centro meteorologico nazionale. E l'Italia «è pronta a inviare subito aiuti», spiega il ministro degli Esteri Antonio Tajani, mentre riferisce che «non ci sono connazionali coinvolti».

Tutto ciò mentre in Marocco, a causa del sisma, i soccorritori locali sono esausti, in attesa di sostegno che non arriva. Molte aree rurali sono ancora completamente isolate e aspettano macchinari per sgombrare le strade, soprattutto nell'Atlante, la zona più colpita. E crescono le polemiche sulla gestione delle operazioni post-sisma e le scelte delle autorità. Nel mirino finisce non solo il governo ma anche re Mohamed VI, rientrato a Rabat sabato da Parigi, rimasto in silenzio per 18 lunghe ore e poi apparso in un video privo di sonoro e dichiarazioni, salvo poi aver invitato a pregare per le vittime. Sul sovrano, che ormai trascorre lunghi periodi fuori dal Marocco, emergono nuovi malumori anche perché non ha ancora visitato le aree terremotate.

I morti ufficiali sotto le macerie sono già quasi 2700, ben 2500 i feriti. E di giorni in giorno aumenta la frustrazione della popolazione per gli scarsi aiuti, le strade ancora bloccate e i ritardi nei soccorsi. «I sopravvissuti hanno bisogno di cibo e acqua, coperte, riparo e alcune medicine - spiega alla Bbc il direttore regionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, Hossam Elsharkawi - I soccorritori locali hanno svolto un lavoro fantastico fino a oggi, ma il terzo giorno sono esausti. E avranno bisogno di ulteriore aiuto». Eppure Riad non cambia strategia. Niente aiuti da Paesi stranieri se non Regno Unito, Spagna, Qatar ed Emirati arabi.

«Rabat vuole dimostrare che è sovrana, capace di pilotare i soccorsi e non comportarsi come un Paese povero devastato che tutti vanno pietosamente a soccorrere», ha spiegato a Le Monde Sylvie Brunel, ex direttrice dell'associazione Action contre la faim, geografa alla Sorbona e specialista di Africa.

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