L'Idf martella il Libano. "E i raid aumenteranno"

Continuano gli attacchi, ieri ucciso anche un leader di Hamas. L'Unifil: "Ci hanno chiesto di andare via ma non ci ritireremo"

L'Idf martella il Libano. "E i raid aumenteranno"
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Contro tutto e contro tutti. Le forze di israeliane, in attesa della prevista imminente escalation del livello dello scontro con l'Iran, continua a martellare i suoi proxy vicini dello Stato ebraico. Primo fra tutti Hezbollah in Libano, con raid che si susseguono e che anzi, secondo l'Idf sono destinati ad aumentare nei prossimi giorni fin quando, riporta Haaretz, «non potranno tornare nelle loro case gli abitanti del Nord di Israele, sfollati da un anno». L'operazione di terra è in corso da giorni, poi ci sono raid a Beirut e nella valle della Bekaa, al punto che in alcune zone della periferia della capitale libanese, come Dahiyeh, non c'è quasi più nessun civile dopo gli avvisi di sgombero dell'Idf. I militari di truppe d'élite israeliane hanno anche demolito una serie di tunnel usati da Hezbollah per avvicinarsi al confine con Israele nel sud del Libano.

Gli israeliani hanno ucciso in un raid nel Libano anche Saeed Atallah Ali, leader delle brigate Ezzedine al-Qassam, ala militare di Hamas, con la moglie e le due figlie piccole. L'attacco è avvenuto nel campo profughi di Beddawi, vicino a Tripoli, nel Nord del Libano, colpito per la prima volta dall'inizio della guerra. «Promettiamo al nostro popolo di vendicare il sangue puro che è stato versato e di confermare che la nostra prossima serie di risposte sarà nei fatti prima che nelle parole», ha affermato Hamas in una dichiarazione. Almeno diciotto miliziani di Hamas sono stati uccisi in Libano nelle ultime settimane. Sono una decina i campi profughi palestinesi nel Libano, creati per coloro che erano stati cacciati o sono fuggiti durante la guerra del 1948 che ha accompagnato la creazione di Israele. Per una convenzione di lunga data, l'esercito libanese rimane fuori dai campi e lascia che le fazioni palestinesi gestiscano la sicurezza. Un soldato siriano è morto e altre cinque persone sono rimaste ferite in un attacco messo a segno da Israele con un drone contro un'autovettura alle porte della città di Homs, lungo l'autostrada Homs-Hama, in Siria. Circa 25 razzi sono stati lanciati dal Libano contro l'area di Karmiel, nella Galilea, facendo risuonare le sirene dell'allarme aereo in molti villaggi e città. Secondo le Forze di difesa israeliane alcuni dei razzi sono stati intercettati, mentre altri sono finiti in aree aperte. Al momento non si hanno notizie di feriti.

L'escalation del conflitto tra Israele e Hezbollah ha provocato oltre mezzo milione di sfollati in Libano, con 285mila persone che hanno lasciato il Paese. Lo rende noto l'ufficio della Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (Ocha), sottolineando che nelle ultime due settimane il numero delle vittime del conflitto è aumentato del 200 per cento e degli sfollati del 385. Nell'ultimo anno almeno 1699 persone sono state uccise ed almeno 10mila ferite nell'ultimo anno, riporta Ocha citando i dati, risalenti a giovedì, del ministero della Sanità libanese.

La forza di peacekeeping delle Nazioni Unite in Libano ha fatto sapere a Israele che non lascerà le sue posizioni nel sud del Paese nonostante quella che ha definito una richiesta di «trasferimento» da parte dello Stato ebraico. «Il 30 settembre, l'Idf ha notificato all'Unifil la sua intenzione di intraprendere limitate incursioni via terra in Libano.

Hanno anche richiesto che ci trasferissimo da alcune delle nostre posizioni», si legge in una nota della forza delle Nazioni Unite di cui fa parte anche un contingente italiano, aggiungendo che «i peacekeeper rimangono in tutte le posizioni e la bandiera delle Nazioni Unite continua a sventolare».

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