Lilli è morta soffocata "Uscita di casa a piedi"

La donna aveva in testa 2 sacchi di plastica. L'autopsia dovrà chiarire la data del decesso

Lilli è morta soffocata "Uscita di casa a piedi"

Liliana Resinovich aveva la testa in due sacchetti di plastica trasparente, di quelli utilizzati in cucina. Il corpo della 63enne, dipendente della Regione in pensione, ritrovata mercoledì pomeriggio dai vigili del fuoco nel parco di San Giovanni, a Trieste, a un chilometro da casa, è stato poi riposto in due sacchi di plastica neri (a formarne uno solo) da qualcuno, a cui ora gli inquirenti danno la caccia. Anche se non trapela, c'è una pista maggiormente battuta dagli uomini della squadra mobile che porterebbe verso uno dei suoi affetti, anche se al momento non risulta alcun iscritto nel registro degli indagati. Ma sembra anche inverosimile che la donna, scomparsa da casa il 14 dicembre, possa essersi suicidata. Da un primo esame esterno, effettuato dal medico legale Fulvio Costantinides, sul corpo non sono stati trovati segni di violenza né di lotta e per il procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, ogni ipotesi resta aperta.

Oggi verrà affidato l'incarico per l'autopsia, che verrà eseguita lunedì e potrà dare risposte utili a ricostruire il puzzle della morte: se il cadavere sia stato trascinato nel boschetto o se non è mai stato spostato da lì, da quanto tempo si trovava in quel punto e a quando risale il decesso. Che si tratti del cadavere di Lilli, come la chiamavano gli amici, lo confermerebbero le caratteristiche fisiche e un paio di occhiali trovati e che corrisponderebbero a quelli «visti nelle foto». Il cadavere non mostrava le condizioni di un corpo fermo lì da una ventina di giorni, ma è anche vero che le temperature fredde di questi giorni potrebbero aver rallentato la decomposizione. «È certo che Resinovich si sia allontanata a piedi, per questo le attività di perlustrazione riguardavano la zona raggiungibile attorno alla sua abitazione» ha spigato il prefetto Annunziato Vardè, confermando che la donna non aveva preso alcun mezzo quel giorno. Non compare infatti nelle immagini delle telecamere che portano al capolinea e in quelle nel piazzale dei bus. Resinovich non si sarebbe però allontanata volontariamente da casa, dove ha lasciato la borsa e due cellulari. Da Sterpin, 82 anni, andava ogni martedì a stirare le camicie e il giorno della sua sparizione gli aveva detto che sarebbe arrivata alle 10, dopo essere passata in un negozio Wind, dove non è mai giunta. Il fratello le aveva mandato un messaggio alle 9.20, ma lei non aveva risposto e la fruttivendola l'aveva vista passare davanti al suo negozio tra le 8.15 e le 8.30. Un'altra donna ha testimoniato di aver sentito grida provenire dal boschetto non lontano da casa.

Il marito Sebastiano Visintin, di 72 anni, fotografo in pensione giura che tra loro «non c'è mai stato un litigio» e di aver appreso dell'amicizia tra lei e Sterpin pochi giorni fa. «Ero all'oscuro di quella frequentazione, fintanto che non me l'ha detto lui, in una telefonata, dopo che mia moglie è scomparsa - ha detto - e ora la gente pensa che io abbia ucciso mia moglie e che ne abbia nascosto il cadavere? E perché avrei dovuto distruggere la cosa più bella della mia vita? «Stava per lasciare il marito - ha giurato l'altro -. Lei diceva di sentirsi obbligata a fare sempre tutto quello che voleva lui: la bicicletta, i viaggi erano sempre in giro. Lei era stufa».

I due, stando ai suoi racconti, avevano deciso di trascorrere un weekend insieme fuori Trieste il 17 e 18 dicembre. «Non basta aver trovato il corpo - continua l'amico - ora bisogna incastrare chi l'ha uccisa, chi ha messo il suo corpo nel sacco, abbandonandolo poi come se fosse immondizia».

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