L'illusione del terremoto a vittime zero

Il sisma riporta a galla un mito smentito dai fatti e duro a morire: la superiorità dell'uomo

L'illusione del terremoto a vittime zero

Il vescovo che incolpa l'uomo e assolve il terremoto, i titoli dei giornali e ora anche un mantra partito dal blog di Grillo, secondo cui «Il terremoto potrebbe non creare danni né vittime». Così le scosse del sisma riportano a galla nelle nostre coscienze un mito tanto smentito dai fatti quanto duro a morire, quello della superiorità dell'uomo, e in particolare dell'uomo occidentale, sulla natura. È lo stesso mito che alimenta le certezze dei catastrofisti sul clima: siamo noi a comandare tutte le leve del cosmo, oscuriamo il sole, rimescoliamo le terre, causiamo le malattie con oscuri esperimenti in laboratorio.

Certo, la coscienza che la natura è matrigna e che con noi da sempre ha un rapporto che è metà conflitto e metà alleanza, non ci autorizza a sporcare i mari con noncuranza o a trascurare le misure anti sismiche che possono ridurre le vittime. Ridurre ma non annullare, purtroppo. La costruzione delle case, la produzione industriale, perfino la sperimentazione scientifica: le attività umane più tipiche dell'era moderna comportano rischi che si cerca di minimizzare, ma che non hanno mai convinto l'umanità a desistere. Anche perché le condizioni di vita precedenti ai grandi progressi tecnico ed economici, a ben vedere non erano certo migliori. I terremoti più disastrosi della storia d'Italia, precedenti all'industrializzazione e alle attuali tecniche costruttive delle case, contavano i morti a decine di migliaia. La verità che qualunque esperto di sismologia potrebbe certificare, è che il terremoto a vittime zero è un'illusione. Contano anche il tipo di terreno, la forza delle scosse. La solidità delle costruzioni non è il parametro unico, anche se è importante e l'Italia ha colpevolmente trascurato di applicare tante misure possibili per salvare vite. I fondi sprecati o non spesi gridano vendetta, ma «vendere» ai parenti delle vittime feriti negli affetti e a un'opinione pubblica in cerca di capri espiatori il mito del terremoto «addomesticato» è un inaccettabile populismo, a fronte di un fenomeno così complesso.

Che oltretutto in Italia si connette alla nostra storia, alla fragilità del territorio e di un patrimonio che pure nessuno vuole abbandonare, nonostante i rischi della convivenza. Quante contraddizioni nell'accusare «le opere dell'uomo», tra l'altro in paesi come Amatrice dove la qualità della vita è alta e certamente non si vive all'insegna del progresso esasperato, e poi invocare la ricostruzione «dov'era com'era», in luoghi in cui il rischio sismico è ineliminabile. E l'ultimo controsenso è l'esempio più spesso citato a riprova di certe posizioni: il caso Giappone, «il Paese dove i terremoti non fanno danni».

Vero è che Tokio ha investito sulla cultura anti sismica. Ma è altrettanto vero è che le loro case storiche sono fatte di materiali naturalmente anti sismici, legno e carta. E nonostante questo, chi parla di zero vittime ha rimosso opportunamente il dramma di Fukushima.

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