L'incertezza ruba Pil e lavoro

L'incertezza ruba Pil e lavoro

In settembre è tornata a crescere la disoccupazione, di nuovo oltre il 10%. Mentre era dell'altro ieri il dato sul Pil, rimasto al palo (0%) nel terzo trimestre, per la prima volta dal 2014. Il governo giallo verde si difende con l'argomentazione più semplice: non c'entriamo, siamo appena arrivati, la colpa è piuttosto di chi ci ha preceduti. Ma non è vero: il fatto di essere al governo da cinque mesi, rispetto all'andamento dell'economia non può essere un alibi. La maggioranza gialloverde si è presentata fin dal primo minuto come governo del cambiamento e nel suo contratto ha messo nero su bianco una forte soluzione di continuità con il passato proprio per l'economia: lavoro (Decreto dignità), pensioni e reddito di cittadinanza sono le tre direzioni di marcia che hanno determinato il 2,4% di deficit/Pil nel bilancio e l'impennata dello spread sui mercati. Fino alla bocciatura della manovra di bilancio da parte della Commissione Ue, fatto senza precedenti. Ecco allora che questi primi cinque mesi di governo hanno molto a che vedere con i dati economici. Perché a determinare il comportamento di chi produce o consuma, di chi investe o assume sono le aspettative. A maggior ragione in un contesto di radicale cambiamento nelle politiche economiche. Ce lo conferma, prima di tutto, la fiducia delle imprese: in ottobre il dato Istat è stato negativo, passando da 103,6 a 102,6, per il terzo mese consecutivo e per quasi tutti i settori. È naturale che in tale contesto arrivino poi dati brutti come quello di ieri sulla disoccupazione. Sappiamo che il lavoro produce da tempo dati discontinui e l'Istat lo sottolinea. Ma affermare che il decreto dignità (che di fatto ha smontato il Jobs Act, soprattutto riducendo il ricorso al lavoro a termine) ha introdotto nel settore elementi di criticità e incertezza non ci pare azzardato. Tanto che la circolare interpretativa del decreto, che entra a pieno regime proprio oggi, è arrivata in extremis solo ieri, nel tardo pomeriggio. Per quanto riguarda il Pil, tra gli elementi di debolezza, per esempio, hanno avuto un peso importante i dati Ucimu sugli ordini del terzo trimestre, calati del 15%. Si tratta degli investimenti in macchinari trainati assai dal piano Industria 4.0 dell'ex ministro Calenda. Piano rimesso ora in discussione in vari punti. Con il risultato della creazione di una forbice che si sta allargando: tra quelli che hanno investito e quelli che, avendo rinviato la decisione, ora non hanno più un quadro certo davanti a loro.

E che dire dello spread? Il rischio-Btp si trasmette alle banche, che vedono ridursi il proprio capitale con il rischio di contrarre i crediti. È un altro elemento di incertezza che frena l'attività economica, si riflette sulle aspettative e contribuisce a creare un pericoloso circolo vizioso.

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