E adesso sono altri big della sinistra europea a rischiare di finire in cella a fare compagnia a Antonio Panzeri, alla greca Eva Kaili e al suo compagno Francesco Giorgi. La Procura di Bruxelles si sta preparando a chiedere al Parlamento europeo di revocare l'immunità che finora ha tenuto fuori dalle indagini alcuni esponenti del gruppo dei Socialisti&Democratici i cui nomi comparivano nelle carte delle indagini sul Qatargate, la rete di soldi e di favori che la ong di Panzeri, Fight Impunity, distribuiva per ammorbidire la posizione dell'Unione sul regime di Doha. Le ammissioni (parziali) degli arrestati e soprattutto l'analisi dei documenti e dei computer sequestrati a partire dal 9 dicembre hanno permesso di allargare il cerchio ad altri parlamentari. Ma lì, finora, le indagini avevano dovuto fermarsi.
La tutela offerta dal Parlamento europeo ai suoi componenti infatti è molto più ampia di quanto prevede l'ordinamento italiano. In Italia la magistratura può indagare liberamente su deputati e senatori, e ha necessità dell'autorizzazione a procedere solo se vuole arrestarli o perquisirli. Invece le norme europee stabiliscono che oltre all'immunità garantita dalle leggi del suo paese, ogni europarlamentare ha diritto alla «esenzione da ogni provvedimento di detenzione e da ogni procedimento giudiziario, nel territorio di ogni altro Stato membro». Uno scudo che finora ha tenuto al riparo gli appartenenti alla «rete» di Panzeri.
Ora però gli inquirenti chiedono di togliere l'immunità. La richiesta riguarderebbe gli italiani Andrea Cozzolino e il belga Marc Tarabella, e in un secondo momento potrebbe estendersi a un'altra belga, Marie Arena. Tutti e tre fanno parte del gruppo S&D, a riprova che per l'arruolamento a favore della causa de Qatar (ma anche del Marocco e della Mauritania) Panzeri ha pescato esclusivamente nello schieramento di cui lui stesso ha fatto parte per tre mandati consecutivi.
La richiesta di rimozione dell'immunità verrà inviata al presidente della Camera, la maltese Roberta Metsola, che subito dopo la girerà per un primo parere alla commissione giuridica. Il voto finale spetta però all'aula. Ed è difficile immaginare che, dopo l'eco devastante che l'inchiesta ha avuto sul cuore della democrazia comunitaria, i deputati possano respingere la richiesta della Procura. Da quel momento Tarabella e Cozzolino potranno venire indagati e arrestati. Che la loro posizione sia difficile lo confermano a sufficienza, d'altronde, gli elementi già emersi. Nei suoi verbali, la Kaili faceva esplicitamente il nome di Cozzolino, ipotizzando che Giorgi «conservasse» qualcosa di sua proprietà. Tre giorni prima di Natale, Cozzolino aveva rilasciato una lunga dichiarazione proclamandosi estraneo alla vicenda, chiedendo di essere interrogato dai giudici e aveva anche preannunciato l'intenzione di rinunciare alla immunità. Ma a quanto pare all'annuncio non sono seguiti i fatti. E così la Procura belga ha deciso di partire all'attacco.
Nel dossier che verrà
inviato alla Metsola dovranno essere inseriti tutti gli elementi - in larga parte ancora segreti - raccolti finora dagli inquirenti. E quando il dossier approderà in aula, diventando pubblico, le sorprese non saranno poche.
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