L'incursore eroe strangolato dal tunnel

Saman Gunan era a un passo dai ragazzi. I commilitoni: «Ce la faremo per lui»

L'incursore eroe strangolato dal tunnel

Chiang Mai (Thailandia) Stava cercando di tornare all'uscita dopo aver posizionato alcune bombole di ossigeno in una cavità della caverna che fa da base intermedia prima del tratto finale per raggiungere i ragazzi, lungo poco meno di due chilometri. Non ce l'ha fatta. È riuscito solo a tirare il cavo di emergenza, per avvertire che qualcosa stava andando storto. Quando i suoi compagni lo hanno raggiunto, hanno provato a rianimarlo, ma ormai era troppo tardi. Non c'è stato nulla da fare. Così, durante le operazioni di salvataggio, nella notte tra giovedì e venerdì, è morto Saman Gunan, 37 anni, ex incursore del gruppo d'élite thailandese Underwater Demolition Assault Unit (Adau), conosciuti anche come Navy Seals, che prestava servizio come volontario.

«Il suo compito era quello di consegnare ossigeno, ma non ne aveva abbastanza per il suo ritorno», ha spiegato Passakorn Boonyaluck, vice governatore della regione di Chiang Rai, dove si trova la grotta.

Gunan, raccontano i suoi amici ed ex compagni, era addestrato e molto preparato. Appassionato di corsa e ciclismo, si era congedato da poco per lavorare come addetto alla sicurezza all'aeroporto di Bangkok Suvarnabhumi. Era arrivato qui, insieme a tantissimi altri volontari, per cercare di salvare i giovani ragazzi, mettendo a disposizione la propria esperienza e professionalità.

Il corpo dell'eroe è stato prima portato con gli onori militari nella base navale di Sattahip, nella provincia di Chonburi, a duecento chilometri sud della capitale, poi ha proseguito il suo ultimo viaggio verso il villaggio natale nel distretto di Roi Et, nella parte orientale della Thailandia, dove oggi, nel Wat Nong Khu, si terranno le celebrazioni funebri. Anche se si era ritirato dalla vita militare, Chettha Chaipiem, portavoce della Marina Thai, ha dichiarato l'intenzione fare richiesta ufficiale al Re Maha Vajiralongkorn per promuovere Gunan, in modo da portare dei benefici ai suoi familiari.

Intorno al valoroso volontario e ai suoi cari, oltre alle parole di elogio da parte dei vertici militari, si è stretta tutta la popolazione thailandese. Diversi rituali, fatti di candele, incensi e preghiere, si sono svolte da nord a sud del Paese.

Nitinai Sirismatthakarn, presidente della società di sicurezza per la quale lavorava a Bangkok, ha detto che donerà un milione di baht circa 25mila euro alla sua famiglia. Dalla sua società, sono partiti anche altri 28 ex membri dei Navy Seals per partecipare, sempre su base spontanea, alle operazioni di salvataggio. Da oggi, assicurano, «metteremo ancora più impegno nella nostra missione». Centinaia di volontari poi hanno allestito un vero e proprio accampamento nel bel mezzo del parco nazionale per sostenere gli oltre duemila specialisti coinvolti nelle azioni di soccorso, tra sommozzatori, poliziotti, medici e ingegneri. Compresi quelli arrivati da tutto il mondo: Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia, Cina, Giappone, Laos e Myanmar. Bancarelle distribuiscono pasti e bevande 24 ore su 24. Una tenda offre assistenza medica e lettini per far riposare i soccorritori che si sentono stanchi. Poco più avanti ci sono anche dei barbieri che tagliano i capelli gratuitamente.

«Abbiamo capito che abbiamo a disposizione un tempo limitato», ha dichiarato senza mezzi termini Arpakorn Yookongkaew, comandante dell'Adau. Che poi, però, ha fatto una promessa: «Non permetteremo che il sacrificio del nostro Saman Gunan vada sprecato».

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