Fabrizio RavoniRoma Può l'attentato di Bruxelles favorire una riduzione delle tasse in Italia? Cinismo a parte, sarebbe proprio questa l'ipotesi che rimbalza nelle ultime ore tra Palazzo Chigi ed il ministero dell'Economia; seppure l'argomento sarebbe stato soltanto sfiorato nell'incontro fra Renzi ed il commissario europeo Moscovici.Alla base dell'ipotesi, un assunto. Il terrorismo ha un costo doppio per gli Stati: per finanziare le azioni di contrasto e per tamponare gli effetti negativi sulla congiuntura. Sul finanziamento delle azioni di contrasto Renzi (ed ora anche Manuel Valls, primo ministro francese) ha lanciato l'idea di un Piano europeo per la Sicurezza: da alimentare con fondi che non dovrebbero essere calcolati nel deficit.Per frenare l'impatto negativo sulla congiuntura, invece, sarebbe necessaria un'operazione analoga che comporterebbe, nei fatti, la sospensione od il congelamento del Patto di Stabilità e del Fiscal compact. Un obbiettivo che Renzi accarezza da tempo e che ora gli attentati di Bruxelles sembrerebbero favorirlo. I costi diretti dell'attentato di Bruxelles sono stati stimati, solo per il Belgio, in 4 miliardi. L'impatto negativo sui consumi interni, però, è ancora tutto da valutare. La crescita del pil di quest'anno, dall'1,6% previsto, verrà ridimensionata. Al ministero dell'Economia, in modo virtuale, lo stimano all'1,2% (questo il numero che dovrebbe apparire nel Documento di economia e finanza, Def); ben consci che il dato dovrà essere rivisto a settembre allo 0,5%; quando verrà presentata la Legge di Stabilità del prossimo triennio.Per contrastare l'andamento negativo della crescita, Palazzo Chigi e l'Economia avrebbero allo studio - appunto - un'operazione in grado di ristabilire la fiducia nei consumatori attraverso una massiccia operazione fiscale. Tale da contrastare la deflazione strisciante ed il pil in caduta libera. Sembra che nei giorni scorsi il presidente del Consiglio abbia accennato all'idea di introdurre due sole aliquote fiscali per le persone fisiche, innalzando l'area di detassazione (no tax area). Soluzione che dovrebbe trovare spazio già nel 2017, quando entrerà in vigore il taglio fiscale per le aziende: il cui costo è già compreso nei dati tendenziali di finanza pubblica. L'unica condizione che Renzi avrebbe chiesto all'Economia commissionando lo studio sarebbe quella di restare al di sotto di un deficit del 3%. Renzi è convinto che la migliore risposta al terrorismo sia la crescita. E ritiene che con un'operazione di alleggerimento Irpef da 10-12 miliardi potrebbero essere attutiti gli effetti negativi che si scaricheranno sulla congiuntura interna dall'ondata di attentati. Il problema, ancora una volta, sono i numeri della finanza pubblica. Nel 2017 il governo aveva previsto di raggiungere un deficit all'1,1%. Vorrebbe portarlo, senza interventi di sconti Irpef, al 2,2%; con la rivoluzione fiscale, toccare il 3%. Renzi è certo di riuscire a coinvolgere nell'operazione la famiglia socialista europea. E, magari, consolidare anche la maggioranza parlamentare. In fin dei conti, la coesione ritrovata a Palazzo Chigi con l'opposizione nella lotta al terrorismo potrebbe rappresentare un buon viatico.
Soprattutto se c'è da contrastare una miopia burocratica europea legata allo zero virgola e favorire politiche di crescita. E le bombe piazzate a pochi metri da Palazzo Berlaymont, sede della Commissione Ue, potrebbero - secondo Palazzo Chigi - aver scosso anche il più rigido burocrate di Bruxelles.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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