I tedeschi hanno chiamato e Angela Merkel ha risposto. Ieri attorno alla Porta di Branderburgo erano in 270mila a chiedere al governo nuove misure per la protezione del clima, ma manifestazioni nel segno dei Fridays for Future si sono tenute in centinaia di altre località tedesche e si stima che i dimostranti scesi in strada in tutto il paese siano stati 1,4 milioni. Fra concerti, striscioni, bandiere e slogan, nella capitale della Germania si sono viste immagini forti. Tre giovani sono apparsi legati a una forca con il cappio al collo; sotto ai loro piedi c'era un blocco di ghiaccio destinato a sciogliersi per il troppo caldo. Le manifestazioni hanno trovato il governo di grande coalizione pronto (ma un po' affannato): consapevoli di dover dare una risposta ai manifestanti, i ministri della Cdu e i loro colleghi socialdemocratici si erano seduti giovedì attorno a un tavolo. La riunione è durata per 18 ore consecutive, ma nel pomeriggio di venerdì la cancelliera Angela Merkel e il suo vice della Spd Olaf Scholz hanno illustrato il compromesso sul clima. «Oggi non viviamo in maniera sostenibile e la Germania mancherà gli obiettivi climatici fissati per il 2020 - ha premesso la leader tedesca -, siamo dunque invitati dai tanti giovani che sono là fuori a fare qualcosa per il clima».
Merkel e i suoi ministri hanno così annunciato un primo pacchetto da oltre 70 misure per un costo complessivo di 54 miliardi di euro da qui al 2023 nel quadro di un più vasto piano da 100 miliardi fino al 2030. Entro quell'anno le emissioni della Repubblica federale dovranno diminuire del 55% mentre la percentuale di energia rinnovabile prodotta dal Paese dovrà salire dal 40% di oggi al 65%. Fra le misure annunciate c'è un'accisa sulla CO2 prodotta da combustibili fossili destinata a salire nel corso degli anni, l'incentivo a smantellare i sistemi di riscaldamento domestico a gasolio, l'aumento dei prezzi dei biglietti aerei e una tassa sulla produzione dei tir alimentati a gasolio. In un Paese in cui 800mila lavoratori dipendono direttamente da un comparto automotive già fortemente segnato dallo scandalo delle emissioni taroccate, una tassa su benzina e gasolio non poteva essere l'unica soluzione fornita dalla cancelleria protettrice delle imprese. Ecco dunque approntato un piano di incentivi a favore dell'auto elettrica e della tecnologia per il suo sviluppo, assieme un piano di investimenti per il rilancio delle ferrovie (le maggiori tasse sui biglietti aerei saranno usate per scontare i viaggi in treno) e per lo sviluppo dell'eolico.
Merkel ha sottolineato che non si tratta di provvedimenti in ordine sparso ma di misure coerenti finalizzate alla riduzione del consumo di energie fossili. Il pacchetto sul clima si aggiunge al piano già varato dal governo di grande coalizione per la graduale uscita della Germania dall'economia del carbone entro il 2038.
La lunghezza della discussione interna al governo ha tradito la difficoltà nel trovare il compromesso: gli esperti del settore avevano chiesto da subito una tassa da 35 euro per tonnellata di carburante mentre l'obiettivo sarà raggiunto solo gradualmente. Merkel ha cercato la quadra fra le richieste della piazza dove si sono visti oltre ai soliti studenti anche migliaia di genitori e nonni e la tutela dei produttori ma soprattutto dei possessori di autoveicoli. Un esercizio di equilibrio reso ancora più difficile dalla necessità di mantenere in pareggio, il bilancio dello stato come vuole la tradizione del rigore imposta anni fa dall'ex ministro della Finanze Wolfgang Schäuble.
Merkel, che nel suo discorso ha anche citato la giovane attivista per il clima Greta Thunberg, cerca così di traghettare la sua Cdu nel futuro, al riparo dagli attacchi di AfD a destra che nega il cambiamento climatico e dei Verdi che da sinistra lo cavalcano. Una battaglia che le permetta anche di far dimenticare il suo passato di cancelliera dell'accoglienza diventando, a fine carriera, la Klimakanzlerin.
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