Roma Ha funzionato l'incentivo temporaneo della decontribuzione (che il governo vuole rinnovare con la Legge di Stabilità), ma non ha funzionato il Jobs Act. È questa la sintesi dei dati sull'occupazione diffusi ieri dall'Inps. Nel primo semestre del 2016, nel settore privato si è registrato un saldo, tra assunzioni e cessazioni di 516.000, inferiore a quello del corrispondente periodo del 2015 (+628.000) e superiore a quello registrato nei primi sei mesi del 2014 (+423.000). Complessivamente le assunzioni, sempre riferite ai soli datori di lavoro privati, nel periodo gennaio-giugno 2016 sono risultate 2.572.000, con una riduzione di 326.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-33,4%).
Il calo ha coinvolto esclusivamente i contratti a tempo indeterminato ed è da ricondurre al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015. In altre parole la decontribuzione ha spinto le assunzioni a tempo indeterminato e anche le riconversione dei contratti a tempo. Il Jobs Act da solo, in vigore quest'anno, non ha avuto lo stesso effetto. «L'anno scorso prevedemmo il rischio concreto che la maggior qualità dell'occupazione svanisse con il finire della decontribuzione. I nuovi dati riportati dall'Osservatorio Inps sul Precariato ci stanno dando ragione», ha commentato il segretario generale della Uil Fpl Giovanni Torluccio. Per il governo il rallentamento non compromette le riforme varate in questi anni. «A fronte di ricostruzioni fantasiose vale la pena ribadire che l'indebolimento della crescita Pil nel secondo trimestre non si riflette sulla creazione di lavoro che continua a crescere», ha spiegato il responsabile economia e lavoro del Pd Filippo Taddei. Le assunzioni, ha aggiunto, crescono «seppure ad un tasso inferiore rispetto al 2015. Crescono, non calano come alcuni vorrebbero rappresentare» ed «è normale che crescano meno del 2015 le assunzioni a tempo indeterminato? Una breve occhiata ai dati suggerisce di sì: sono cresciuti gli occupati, sia rispetto ad un anno fa (+329mila) che rispetto all'inizio del governo Renzi (+599mila)».
Altro dato dell'osservatorio, la crescita dei lavori autonomi, cresciuti di 83 mila unità nel semestre. Segno che il lavoro è sempre più precario? Non per Taddei: «Non dimentichiamo che il mercato italiano nel frattempo ha raggiunto il più alto numero di posti di lavoro a tempo indeterminato» dal 2009.
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