Alla ricerca delle garanzie perdute. Dopo la lunga stagione del giustizialismo elevato a pensiero e paradigma, con l'antipolitica diventata cifra obbligata del dibattito, si torna a interrogarsi su come riequilibrare il rapporto tra giustizia e amministrazione della cosa pubblica.
Il primo sasso nello stagno viene lanciato da Matteo Salvini. Il leader della Lega chiede uno «scudo» per i governatori, ovvero una norma che rinvii indagini e processi per gli amministratori locali e che garantisca loro l'immunità fino a fine mandato, da far scattare almeno negli ultimi mesi della legislatura. La proposta incontra il sostegno di una parte della maggioranza, ma non tutti sono convinti che si tratti di una strada percorribile. E più di qualcuno sussurra che la questione Toti è troppo calda per poter fare un ragionamento di sistema. Tanto più che lo stesso ex governatore ligure lancia acqua sul fuoco: «Credo sia un po' complesso; certamente bisognerebbe rivedere il sistema delle garanzie della politica e anche la definizione di alcuni reati, ma non credo si possa fare un tanto al chilo». Così, mentre il leader di FI Antonio Tajani accoglie con favore la proposta e l'Udc con Ciro Falanga ritiene «urgente e attuale il tema di un equilibrio tra il potere di indagine e cautelare della magistratura e le cariche istituzionali elettive», il senatore meloniano Raffaele Speranzon stempera il dibattito: «Non credo che la soluzione sia dare scudi a chi svolge importanti funzioni a garanzia di tutti i cittadini». E se il Pd, come da copione, conferma di non avere in questa fase esattamente il garantismo al centro delle sue priorità: «E perché solo i governatori e gli amministratori? Resuscitiamo il Lodo Alfano in formato extralarge, così nessuno rischia più nulla e ognuno può far quel che vuole, tanto c'è lo scudo», il deputato di Avs e portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli liquida come «incostituzionale» la proposta Salvini. E per Nicola Fratoianni, l'altro leader dell'Alleanza Verdi Sinistra, quello delle garanzie è «un messaggio devastante per le istituzioni».
Chi si schiera apertamente a favore dello scudo è Forza Italia. Anzi Pietro Pittalis (nella foto) deputato di Forza Italia e vicepresidente della Commissione Giustizia, va oltre e spiega che la proposta in realtà è già scritta. «Siamo disponibili ad ascoltare proposte che aiutino la buona amministrazione e anzi in merito all'iniziativa di prevedere uno scudo processuale per i governatori, avanzata in questi giorni dal ministro Salvini, ricordo che ho presentato una proposta di legge a dicembre del 2022 che va esattamente in questa direzione e che interviene modificando la Legge Severino.
La proposta ha un'unica finalità, quella di riequilibrare la sorte degli amministratori locali rispetto a quella di parlamentari nazionali o europei.
Basta guardare ai risultati dei processi di questa fattispecie svoltisi negli ultimi 12 anni: chi sbaglia deve pagare, ma non è tollerabile il pubblico ludibrio quando nel 97% dei casi l'azione penale si risolve in un nulla di fatto: la quasi totalità delle sospensioni cautelari decade alla loro scadenza e l'unica conseguenza che ne deriva è un grave danno per la vita della comunità, che rimane senza guida, e per le figure dei pubblici amministratori coinvolti, la cui vita politica e personale viene inevitabilmente segnata. Bisogna far sì che sindaci, assessori e presidenti regionali possano continuare la propria attività fino alla sentenza definitiva, proprio come succede a senatori e deputati».
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