L'ira di Draghi: chi c'è dietro il muro dei 5S sulla giustizia

Da Palazzo Chigi filtra malumore per le resistenze opposte dai grillini sulla riforma della giustizia su cui si è impegnato personalmente Draghi

L'ira di Draghi: chi c'è dietro il muro dei 5S sulla giustizia

Governo sulle spine per la riforma della giustizia messa a punto dal ministro Marta Cartabia con l’obiettivo di velocizzare i tempi del processo e renderli compatibili con il Pnrr e gli standard europei. Ma il via libera del Consiglio dei ministri avvenuto nella serata di ieri ha incontrato qualche ostacolo. Il pacchetto di proposte del Guardasigilli è stato blindato dopo le resistenze del M5s che minacciava di astenersi.

L’intesa è stata trovata dopo le riunioni tra i big del Movimento, il premier e la stessa Cartabia, tenutesi prima del Consiglio dei ministri. Risolti i problemi con i pentastellati si è aperto il fronte con Forza Italia. Nel corso della seduta gli azzurri hanno chiesto una breve sospensione per esaminare alcune delle modifiche apportate. Malcontento anche da Iv contro quello che consideravano un cedimento a favore dei grillini.

Ma a preoccupare Palazzo Chigi sono in particolare le fibrillazioni con i 5s (soprattutto la parte contiana). Nelle intenzioni del premier, ricorda Tpi, quella della giustizia avrebbe dovuto essere il primo grande atto per mostrare all’Europa che l’Italia è pronta a fare le riforme "senza se e senza ma". Ed invece le cose sono andate diversamente perché c’è chi si messo di traverso. Proprio sulla giustizia Draghi ci ha messo la faccia impegnandosi personalmente con i principali partner europei garantendo che si andrà fino in fondo.

Poi c’è la questione del suo rapporto con l’ex premier Giuseppe Conte, con il quale di feeling proprio non c'è. Non proprio un tema secondario. Per di più gli ostacoli nel Cdm sono arrivati proprio dai 5s sostanzialmente vicini al leader in pectore pentastellato. Superato un ostacolo ma la storia non è finita qui. Perché ora, spiega ancora Tpi, nessuno può prevedere cosa accadrà quando il provvedimento arriverà in Aula. Il rischio è che se gli esponenti del Movimento tireranno troppo la corda, magari con l’intenzione di logorare il governo, allora Draghi potrebbe agitare lo spettro della crisi. Punto di non ritorno. Una eventualità che non sarebbe gradita ai 5s perché molti di loro rischierebbero di perdere il seggio. Un ritorno anticipato alle urne non converrebbe neanche a Conte che ancora leader dei 5s non è.

Ma è proprio l’ex premier a ribattere. "Non è questione di Conte contro Draghi ma di trovare delle soluzioni e dei meccanismi che consentano all'Italia di mettersi in linea con le soluzioni di tanti Paesi Europei. Tra le tante mediazioni offerte in Commissione Giustizia dal M5s era stata ventilata anche la soluzione tedesca, che prevede una riduzione della pena finale in caso di durata del processo oltre una certa misura", ha spiegato l'ex premier intervenendo nel corso del convegno nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria.

Lo stesso Conte ha ammesso di apprezzare "il lavoro che ha fatto la ministra Cartabia, si è molto impegnata, ma io non canterei vittoria, oggi non sono sorridente sull'aspetto della prescrizione, siamo ritornati a un'anomalia italiana".

Però, secondo l’ex presidente del Consiglio "la legge penale va rispettata va fatta osservare, se un processo svanisce nel nulla per una durata breve predeterminata non può essere una vittoria dello stato di diritto”.

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