L'Iran attacca la base Usa. "Tre morti in Giordania"

Droni al confine con la Siria. Biden: "Milizie filo-Teheran". Ipotesi di tregua: due mesi per 100 ostaggi. Israele frena

L'Iran attacca la base Usa. "Tre morti in Giordania"
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Nuova e pericolosa escalation in Medio Oriente, dove per la prima volta dall'inizio della guerra a Gaza tre soldati americani sono stati uccisi e 34 sono rimasti feriti in un attacco di droni in Giordania. Il comando centrale statunitense ha spiegato che il blitz è avvenuto nella notte tra sabato e domenica contro «una base nel nord-est della Giordania», vicino al confine con la Siria. «Oggi il cuore dell'America è pesante» ha affermato il presidente Joe Biden. «I tre militari americani che abbiamo perso erano patrioti nel senso più alto e il loro sacrificio estremo non sarà dimenticato dalla nostra nazione» ha aggiunto, promettendo che «porteremo avanti il loro impegno nella lotta al terrorismo. E non abbiate dubbi, chiederemo conto a tutti i responsabili nel momento e nel modo che noi sceglieremo».

Il comandante in capo ha confermato che l'attacco «è stato compiuto da gruppi militanti radicali sostenuti dall'Iran che operano in Siria e Iraq». Il contingente era di stanza ad Al-Tanf, una delle principali basi americane in Medio Oriente che si trova in territorio siriano, ma il raid sarebbe avvenuto in una postazione chiamata Tower 22, avamposto militare Usa in Giordania. Questo sebbene Amman affermi che il raid non è avvenuto sul suolo giordano ma in Siria. Secondo Andrew Tabler, funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale durante l'amministrazione Trump e ora membro del think tank Washington Institute for Near East Policy, l'attacco sarebbe stato condotto in quel luogo per cogliere gli americani alla sprovvista: «La Tower 22 è probabilmente meno difesa di Al-Tanf e di qualsiasi altra postazione Usa in Siria perché è oltre il confine con la Giordania». Intanto, rivela il New York Times, i negoziatori guidati dagli americani nelle prossime due settimane potrebbero siglare un accordo tra Israele e Hamas che prevede due mesi di tregua in cambio del rilascio di oltre cento ostaggi ancora detenuti dalle milizie filo-iraniane. La bozza è stata discussa in un vertice a Parigi a cui hanno partecipato il capo del Mossad David Barnea, il direttore della Cia Bill Burns, il premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani e il capo dell'intelligence egiziana Abbas Kamel. Ci sono ancora importanti nodi da risolvere, ma i funzionari Usa citati dal quotidiano hanno riferito che i negoziatori sono cautamente ottimisti. Anche una fonte israeliana citata da Haaretz ha confermato «alcuni progressi», precisando che l'incontro «è stato positivo ma è troppo presto per sapere se questo sarà in grado di portare a un accordo». Biden, da parte sua, ha parlato al telefono venerdì con i leader di Egitto e Qatar, che hanno fatto da intermediari con Hamas. «Entrambi hanno affermato che un'intesa sugli ostaggi è fondamentale per stabilire una pausa umanitaria prolungata nei combattimenti e garantire che ulteriore assistenza salvavita ai civili di Gaza» ha sottolineato la Casa Bianca.

In caso la missione di Burns nella capitale francese porti progressi sufficienti, il presidente Usa potrebbe inviare il suo coordinatore per il Medio Oriente Brett McGurk nella regione per aiutare a finalizzare l'accordo, con una portata più ampia rispetto a quello di novembre, che ha portato a una pausa di sette giorni nei combattimenti in cambio del rilascio di oltre 100 ostaggi da Hamas e circa 240 palestinesi detenuti da Israele.

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