L'Iran sdegna il mondo: l'ex vice ministro Akbari impiccato per spionaggio

Era nel governo riformista di Khatami. Parigi e Londra: "Barbarie che non resterà senza risposta"

L'Iran sdegna il mondo: l'ex vice ministro Akbari impiccato per spionaggio

In un messaggio audio diffuso dal canale in persiano della Bbc, mercoledì, lo si sentiva denunciare di essere stato torturato e costretto a confessare crimini mai commessi. Eppure, neanche per lui, Alireza Akbari, 61 anni, ex vice ministro della Difesa iraniano durante l'epoca riformista del presidente Mohamed Khatami (1997-2005), c'è stato nulla da fare, come per i 4 manifestanti impiccati per le proteste anti-governative in corso in Iran e per altri 4 accusati di aver passato informazioni ai servizi segreti israeliani. Con l'accusa di essere una spia, anzi di essere «uno dei più importanti agenti dell'intelligence britannica in servizio in Iran» consueta imputazione usata da Teheran contro chi è considerato nemico della Repubblica islamica l'ex numero due della Difesa iraniana è stato impiccato per «corruzione sulla terra e per aver danneggiato la sicurezza interna ed esterna del Paese attraverso la trasmissione di informazioni». Tra le prove esibite dal regime c'è un video, in cui Akbari confessa di essere una spia, salvo poi denunciare nell'audio della Bbc che la confessione gli è stata estorta.

Arrestato nel 2019, Akbari si trovava già nel braccio della morte, ma la notizia ha scioccato la comunità internazionale e in particolare Londra, che ha imposto sanzioni al procuratore generale iraniano, Mohammad Jafar Montazeri, per sottolineare il «disgusto» del governo britannico, che ha anche convocato l'ambasciatore iraniano. Il premier inglese Rishi Sunak si è detto «sconvolto» e ha definito l'esecuzione «un atto crudele e codardo», dichiarazione che - in una sorta di ribaltamento dei ruoli - ha spinto Teheran a convocare l'ambasciatore inglese. Akbari era anche cittadino britannico (ma l'Iran non riconosce la doppia cittadinanza) e sia gli Stati Uniti che il Regno Unito avevano chiesto due giorni fa di fermare l'esecuzione. «Accuse motivate politicamente» quelle contro di lui, secondo Washington, che aveva denunciato il trattamento subìto da Akbari, «drogato, torturato durante la detenzione, interrogato per migliaia di ore e costretto a rilasciare false ammissioni».

Dagli Stati Uniti alla Francia alla Germania, le cancellerie occidentali reagiscono all'orrore. Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato di «atto atroce e barbaro». Parigi ha espresso «indignazione» per l'esecuzione, ha convocato l'incaricato iraniano e promesso con Londra che «le ripetute violazioni del diritto internazionale non rimarranno senza risposta». Berlino ha parlato di «ulteriore atto disumano» del regime.

La tempistica dell'esecuzione di Akbari, secondo l'avvocato per i diritti umani, Saeid Dehghannon, non sarebbe casuale. Coincide con la valutazione del Parlamento inglese per inserire il Corpo delle Guardie rivoluzionarie nella lista dei gruppi terroristi. Ma per altri analisti l'esecuzione sarebbe un segnale a un ramo dei servizi segreti iraniani, a causa della vicinanza di Akbari ad Ali Shamkhani, segretario dal 2013 del Consiglio nazionale supremo, che lo aveva invitato in Iran - secondo il fratello di Akbari, Mehdi - per il suo ruolo di consigliere nei negoziati sul nucleare.

Anche Amnesty International, che ha definito «ripugnante» l'impiccagione, ha ricordato come Akbari sia stato sottoposto a torture.

Nell'audio della Bbc, l'ex viceministro spiegava: «Mi hanno dato vestiti nuovi e mi è stato chiesto di tingermi i capelli per essere rilasciato, ma poi sono stato portato in uno studio cinematografico e minacciato con una pistola di confessare il falso».

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