Roma - Senatore Paolo Romani, dia una prima lettura dei dati anche se parziali: sembrerebbe un testa a testa tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen.
«Il primo dato di fatto è che non c'è più un sistema bipolare ma quadripolare. Il secondo è che il partito socialista è al minimo storico. Il terzo è che il vento antieuropeista soffia forte».
Che succede adesso? È probabile che al secondo turno Macron vinca facile?
«Se si guarda all'indicazione di voto fatto immediatamente sia da Francois Fillon sia da Benoit Hamon per Macron sembrerebbe di sì. Ma attenzione: magari i rispettivi elettorati non seguiranno quei consigli».
E poi, magari, l'elettorato di Jean-Luc Mélenchon potrebbe convergere sulla Le Pen.
«Potrebbe capitare visto che, sembra un paradosso, il leader della sinistra radicale su certi temi è su posizioni molto simili a quelle del Front National. Penso all'Europa, per esempio. Tuttavia non credo che la sinistra radicale possa portare così tanta acqua nel mulino della Le Pen».
In ogni caso questa prima tornata elettorale pare aver colpito l'establishment e i partiti tradizionali.
«Esatto: c'è un diffuso atteggiamento antisistema e una stanchezza chiara rispetto a quello che l'Europa ha rappresentato fino ad oggi».
Il ballottaggio riuscirà a fare chiarezza?
«In un certo senso sì anche se penso che Macron, probabilmente vincitore, avrà molte difficoltà a governare. Sebbene la Costituzione francese assegni molti poteri all'Eliseo, il capo dello Stato dovrà cercare una maggioranza solida in Parlamento. E credo si prospetti una coabitazione. In ogni caso rischia di fare il presidente della Repubblica con il consenso di meno di un quarto degli elettori».
Cosa può cambiare in Europa dopo questo voto?
«Cambia poco o nulla. Però c'è stato un segnale forte: l'elettorato francese, anche se non ha pagato come quello italiano, sta dicendo che qualcosa non va in questa Europa».
Potrebbe accadere anche in Italia quello che sta accadendo in Francia?
«Non credo. E dico pure che mi sembra anomalo che Fillon abbia fatto l'endorsement per Macron così in fretta. Ma da noi il centrodestra è diverso per genesi e per tradizione».
Ossia?
«Il centrodestra in Italia l'ha inventato Berlusconi quando nel 1994 ha sdoganato il Msi e fatto l'alleanza con il Carroccio. Poi per più di vent'anni siamo sempre stati assieme con gli amici ex An e della Lega: sia al governo sia all'opposizione».
Sì ma la Lega del '94 non era la Lega di Salvini.
«Per certi versi era anche più difficile: all'epoca il Carroccio era secessionista e per l'indipendenza della Padania. Eppure abbiamo governato benissimo insieme».
I due partiti tradizionali, repubblicani e socialisti, hanno perso malamente. Perché?
«C'è stanchezza nei confronti del sistema tradizionale. E segnalo un altro elemento».
Quale?
«Sia Fillon sia Mélenchon erano i due candidati scelti con le primarie. Un pessimo risultato per entrambi».
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