«L'Italia è il paradiso degli scafisti»

Il Consiglio d'Europa accusa: manca un piano contro la tratta degli esseri umani. Ma, a sorpresa, la Germania ci difende

«L'Italia è il paradiso degli scafisti»

Berlino Se ne parla a Berlino, se ne discute a Bruxelles, si scrivono dei rapporti in materia a Strasburgo. È il controllo delle frontiere italiane. Una volta ancora lo Stivale è visto al nord come il ventre molle di Schengen, come un Paese che fa da ponte per chi, dal Sud del mondo, cerca miglior fortuna in Europa. C'è chi scappa da guerre e persecuzioni e chi non vede un futuro economico in casa propria. Il fenomeno è complesso: al crescere dei problemi legati all'accoglienza, cresce anche la necessità di distinguere fra migranti, richiedenti asilo e criminali. Perché nel mucchio dei disperati che ogni giorno sbarca in Italia, si nascondono scafisti, mercanti di prostitute e orchi veri e propri.

La prima bocciatura arriva da Greta, l'osservatorio del Consiglio d'Europa sulla tratta di esseri umani. In Italia, scrive l'organizzazione con sede a Strasburgo, «non c'è sufficiente attenzione» a un fenomeno tanto ampio da alimentare il caporalato agricolo, il mercato delle badanti e quello dei minorenni avviati all'accattonaggio. Mancano i dati, soprattutto, sul commercio delle persone destinate allo sfruttamento sessuale. Il Consiglio d'Europa osserva come il nostro Paese non si sia dotato né di un piano d'azione nazionale sulla tratta degli esseri umani, né degli strumenti già implementati da altri Stati. Deficienze, secondo Greta, testimoniate dal basso numero di condanne pronunciate per i reati legati allo sfruttamento delle persone. A dare prova di inefficienza è questa volta la macchina della giustizia penale: secondo i dati ufficiali risultano centinaia di processi aperti ogni anno, ma solo 14 condanne nel 2010 e nove nel 2011. Da Greta arriva il pressante invito a dimostrare da un lato che le leggi italiane permettono di fermare i mercanti di schiavi; dall'altro a migliorare la cooperazione giudiziaria con i paesi extra-Ue, da dove vengono la maggior parte delle vittime e dei loro sfruttatori.

L'Italia ha da parte sue alcune attenuanti, fra cui uno sviluppo costiero per circa 8mila chilometri. Da anni Viminale e Farnesina chiedono all'Europa di contribuire al controllo di una frontiera esterna comune a tutta l'area Schengen. Finalmente a Berlino qualcuno sembra essersi accorto dei problemi di Roma. «Non è possibile che solo quattro o cinque Paesi ricevano la maggior parte dei rifugiati», ha affermato il ministro tedesco dell'Interno Thomas de Maizière parlando allo Spiegel . «Questa non è la necessaria solidarietà pan-europea di cui c'è urgente bisogno». L'esponente cristiano democratico vede la soluzione del problema nella distribuzione di quote di rifugiati fra i Paesi dell'Unione a 28. «Se tutti rispettano le regole», ha spiegato, «nazioni come l'Italia, dove il numero di rifugiati è sproporzionato, saranno sgravate da un compito così difficile». Un'improvvisata fiammata di solidarietà italo-tedesca? Più probabilmente de Maizière tenta di raffreddare la situazione domestica: le strutture per l'accoglienza scoppiano e nella stessa capitale si è dovuto accogliere i rifugiati in alcune scuole. Molti arrivano dall'Italia attraverso la frontiera austriaca. Berlino guarda in cagnesco Vienna (che accusa Roma) e a turno nei due Paesi c'è chi chiede il ripristino dei controlli alle frontiere, in barba allo spazio Schengen. Perché se è vero che in tanti arrivano nel Belpaese, è altrettanto vero che in moltissimi puntano al Nord. Compresi quei bambini siriani trovati a dormire per terra nella stazione di Milano Centrale il cui scopo è ricongiungersi con le comunità arabe del Nord Europa.

Davanti all'emergenza e messo sotto pressione dall'ascesa del partito euroscettico e anti-immigrati Alternative für Deutschland , il governo Merkel si è mosso in due direzioni: da un lato ha dato ordine di rafforzare le strutture d'accoglienza; dall'altro ha approvato un giro di vite alla concessione del diritto d'asilo ai rifugiati in arrivo dai Balcani. Basta kosovari, macedoni e montenegrini. La vera emergenza è il Medio Oriente con la guerra civile in Siria e la pulizia etnica a danno dei cristiani in Iraq.

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