L'Italia scatta al primo posto per crescita del reddito reale

L'Ocse certifica che i salari delle famiglie italiane, al netto dell'inflazione, sono aumentati del 3,4% nei primi tre mesi dell'anno, al top tra i Paesi G7

L'Italia scatta al primo posto per crescita del reddito reale
00:00 00:00

I salari tornano a correre e lo fanno molto più velocemente dell'inflazione. Il reddito reale delle famiglie italiane, ossia quello calcolato al netto dell'inflazione, segna il ritmo di crescita più alto tra tutti i paesi del G7. Questo primato, che emerge dagli ultimi dati Ocse, sancisce un cambio di passo che va nella direzione del rafforzamento del potere d'acquisto delle famiglie italiane.

Tutte le economie del G7 hanno registrato un aumento del reddito familiare reale pro capite nei primi tre mesi dell'anno con un +0,5% medio. L'Italia svetta segnando l'accelerazione più consistente in assoluto (3,4%) grazie al traino dell'aumento della retribuzione dei dipendenti e dei trasferimenti sociali in natura, invertendo il calo del trimestre precedente. Il ritmo di crescita dei salari reali in Italia risulta quasi sette volte più veloce della media dei paesi del G7 e tre volte e mezza il +0,9% del reddito familiare reale pro capite medio dei paesi Ocse. Nel confronto con le altre grandi potenze europee, risultano decisamente distanziate sia la Germania che presenta un reddito familiare reale pro capite in salita dell'1,4%, sia la Francia che registra un +0,6% sostenuto principalmente da un aumento delle prestazioni pensionistiche di base.

L'Ocse indica inoltre come nello stesso periodo il Pil reale dei paesi Ocse è cresciuto dello 0,3% e anche su quest'ultima voce l'Italia fa meglio della media con un Pil reale in progresso dello 0,4 per cento.

La svolta sui salari reali sta emergendo con forza nel Belpaese alla luce del contemporaneo materializzarsi di due tendenze contrapposte. Allo sgonfiarsi dell'inflazione, ormai da diversi mesi stabilmente a livelli contenuti (a luglio i prezzi segnano +1,3% annuo), si abbina un movimento al rialzo dei salari come fotografato recentemente anche dall'Istat. L'istituto italiano di statistica segnala infatti come la retribuzione media nei sei mesi da gennaio a giugno è cresciuta del 3,1% in Italia rispetto allo stesso periodo del 2023, progresso che sale al 3,6% se si confronta il dato di giugno 2024 con quello di un anno prima. La crescita dei salari reali non è un qualcosa di estemporaneo in quanto sono ormai tre i trimestri consecutivi sanciti dall'Istat con crescita tendenziale delle retribuzioni nel settore privato più elevata rispetto a quella dei prezzi al consumo.

A dare una marcia in più alle retribuzioni c'è l'importante contributo che arriva dalla tornata di rinnovi contrattuali. I lavoratori con un contratto scaduto sono scesi da circa uno su due di un anno fa a meno del 15% di oggi e altri rinnovi sono attesi entro la fine dell'anno. Come accennato dalla presidente del consiglio, Giorgia Meloni, c'è ancora moltissimo da fare.

«Naturalmente c'è ancora molta strada da fare per allineare i nostri salari a quelli dei paesi europei più virtuosi - spiega al Giornale Maurizio Del Conte, professore ordinario di diritto del lavoro all'Università Bocconi - e per farlo è necessario investire per rimuovere gli ostacoli infrastrutturali che frenano la produttività delle nostre imprese, dalle infrastrutture della logistica a quelle energetiche, dalla giustizia alla burocrazia». «Occorre anche investire in ricerca e sviluppo - aggiunge Del Conte - accanto a un piano nazionale per la formazione professionale in grado di accompagnare la trasformazione già in atto di industria 5.0. Solo così potremo dare solide basi a un'economia che competa nel mercato globale per il valore del lavoro e non per i bassi salari».

Guardando alle prospettive di medio termine, sia l'Istat sia l'Ocse hanno indicato che questa fase di recupero delle retribuzioni rispetto all'inflazione dovrebbe confermarsi nel prossimi trimestri anche considerando l'attesa di ulteriori rinnovi contrattuali nel settore dei servizi.

L'Ocse nello specifico indica un trend di crescita dei salari in Italia al ritmo del 2,7% quest'anno e del 2,5% nel 2025, che permetterà una risalita del potere d'acquisto perduto nel post-pandemia in quanto contestualmente l'inflazione è prevista salire nello Stivale a un ritmo decisamente inferiore (+1,1% nel 2024 e +2% l'anno prossimo).

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica