"L'Italia è sotto attacco. Una vendetta dei russi per il nostro impegno"

Il presidente del Copasir: "L'obiettivo degli hacker è far capire che siamo vulnerabili"

"L'Italia è sotto attacco. Una vendetta dei russi per il nostro impegno"

«Più volte, nelle scorse settimane, anche negli interventi in Parlamento, avevamo rilevato come la Russia fosse il Paese più attrezzato per la guerra cybernetica». Adolfo Urso, presidente del Copasir, non appare sorpreso dell'hackeraggio subito dai siti del Senato, del ministero della Difesa e dell'Iss tant'è vero che la prima relazione presentata al Parlamento riguardava proprio la cybersicurezza.

Presidente Urso, cosa si nasconde dietro gli attacchi?

«È difficile interpretare i messaggi sempre che vi siano. In ogni caso mi appare emblematico: Parlamento, Difesa, Sanità. Cioè democrazia, sicurezza, salute. La pandemia è stata l'occasione in cui quei sistemi autoritari hanno utilizzato la rete per farci credere che i loro vaccini fossero i migliori al mondo».

Qual era l'obiettivo reale degli hacker filorussi?

«Far capire che siamo vulnerabili e che loro possono colpirci. Se la NATO ha inserito pochi mesi fa proprio la cyber tra i domini bellici, accanto ai tre tradizionali della terra, del mare e del cielo, dopo aver fatto altrettanto con la spazio, vuol dire che vi è piena consapevolezza di quali siano le minacce».

Adolfo Urso

Perché hanno colpito proprio l'Italia?

«Non solo l'Italia. Anche Germania e Polonia, mi sembrano chiari i segnali politici. La Polonia è in prima fila come lo sono i Paesi baltici e l'Ucraina, più volte attaccati nel passato. La Germania è decisiva sul fronte orientale e noi lo siamo nel Mediterraneo. Forse Mosca non si aspettava che contribuissimo in maniera così netta all'unità e alla determinazione con la quale ha reagito l'UE».

Perché è stato così facile colpire i siti istituzionali del Senato e del ministero della Difesa?

«Siamo vulnerabili, ma, in realtà, sotto nostro impulso sono state realizzati molto interventi: l'estensione della golden power alle tlc, il perimetro di sicurezza nazionale cibernetico, l'agenzia per la cybersicurezza nazionale, giunta con estremo ritardo solo nel mese di giugno».

Quali sono le misure che state mettendo in atto per migliorare la cybersicurezza nazionale?

«La strategia nazionale sulla sicurezza cyber e il cloud nazionale della Pubblica amministrazione, per cui è in atto una gara. C'è, poi, anche la diversificazione dei prodotti di sicurezza informatica, prevista nel decreto Ucraina, per liberarci dei sistemi antivirus forniti da paesi che praticano la guerra cibernetica. Serve una rete unica a controllo pubblico così come una politica strategica sui cavi marittimi e terresti. Dobbiamo, infine, puntare all'autonomia strategica europea e quindi anche italiana nel campo dell'economia digitale. L'Europa va rifondata su tre pilastri: Difesa, Energia e Digitale».

Una guerra cybernetica su vasta scala che effetti può avere nel medio-breve periodo?

«Può avere danni diretti e collaterali molto vasti. Quando diciamo che la cyber è un nuovo dominio bellico, significa che in caso di attacco statuale su vasta scala si può attivare l'art.5 della NATO sulla mutua difesa».

Il Copasir, ieri, ha sentito l'ad Rai Carlo Fuortes. Secondo lei, la libertà d'informazione in Italia è a rischio?

«La macchina della disinformazione russa è in atto ormai da anni e passa anche attraverso la Rete, con la fabbrica dei troll e delle fake news, le campagne social pianificate dalla intelligence, certo anche lo spionaggio e il reclutamento. Procede di pari passo con la guerra cyber che spesso serve anche ad esfiltrare dati e informazioni.

Obbiettivo chiaro: penetrare, condizionare, sottomettere le democrazie occidentali. Proprio per questo dobbiamo tutelare la libertà di informazione e il pluralismo, che sono a fondamento delle nostre democrazie da ogni condizionamento esterno. È qui il discrimine tra noi e loro».

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