Trenta, quell'iter lampo per tenersi l'alloggio

Poche ore dopo le dimissioni del governo, il marito della Trenta avrebbe depositato la richiesta per la riassegnazione dell'alloggio. La risposta positiva è arrivata a metà ottobre

Trenta, quell'iter lampo per tenersi l'alloggio

"Mio marito ha presentato istanza di rinuncia all'alloggio. Lasceremo l'appartamento nel tempo che ci sarà dato per fare un trasloco e mettere a posto la mia vita da un'altra parte". Lo ha dichiarato, questa mattina, l'ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, dopo le polemiche scoppiate nei giorni giorni, sul suo alloggio di servizio mantenuto anche dopo la fine del suo incarico, essendo stato riassegnato al marito.

Ed è proprio sull'iter di riassegnazione che la procura militare sta svolgendo degli accertamenti. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, infatti, la procedura di riassegnazione dell'immobile al marito della Trenta, si sarebbe svolta in pochissimo tempo.

L'alloggio di servizio venne assegnato a Elisabetta Trenta nel giugno 2018, quando l'esecutivo Lega-Movimento 5 Stelle si insediò e la grillina venne nominata ministro della Difesa. All'epoca, Trenta viveva col marito nel quartiere Pigneto, dove mantiene ancora una casa di proprietà. Il neo ministro aveva preferito però trasferirsi nell'alloggio in zona San Giovanni, per "svolgere incontri riservati" e portare avanti il suo dicastero.

Il 5 settembre del 2019, il governo Conte si dimette e Elisabetta Trenta rimane senza incarico. Avrebbe tre mesi di tempo per lasciare l'alloggio di servizio e tornare a vivere nella sua casa a Pigneto. Ma, secondo quanto riporta il Corriere, già il giorno dopo, il marito della donna, il maggiore dell'Esercito Claudio Passarelli, avrebbe fatto richiesta per la riassegnazione dello stesso alloggio in cui i due abitavano. Il tutto sarebbe avvenuto dopo aver ottenuto un incarico come aiutante di campo del generale Nicolò Falsaperna, nominato un anno prima dalla Trenta. A metà ottobre, arriva la risposta positiva per la riassegnazione della casa a San Giovanni. Una procedura "in regola", a detta dell'ex ministro della Difesa, che aveva ribadito di non voler lasciare quell'appartamento, dato che il marito ne aveva diritto: "Si sta lasciando passare l'idea che l'ex ministro abbia mantenuto la casa di servizio: è falso. Quell'alloggio è stato assegnato temporaneamente a mio marito. Ci dormo perchè sono la moglie", ha precisato oggi la Trenta.

Ora, la procura militare indaga sulla vicenda e, già oggi, potrebbe acquisire gli atti necessari per verificare la regolarità di questa procedura.

Il tutto alla luce di una denuncia presentata dallo Stato Maggiore, che elencava gli alloggi di servizio ancora occupati da persone che avrebbero perso i requisiti per farlo, ma che avrebbero trovato uno stratagemma per rimanerci. Per questo, anche la procura ordinaria, due mesi fa, aveva aperto un'indagine su chi rimane negli appartamenti della Difesa senza requisiti.

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