"La litigiosità ci ha danneggiati". E adesso i tre leader riscrivono l'agenda

Oggi il Cavaliere vola a Bruxelles al vertice del Ppe che saluta la cancelliera Merkel

"La litigiosità ci ha danneggiati". E adesso i tre leader riscrivono l'agenda

A casa Berlusconi si stringe il patto postelettorale del centrodestra. «Siamo stati danneggiati dall'immagine litigiosa che abbiamo dato negli ultimi mesi. Dobbiamo mostrarci più uniti». Il Cavaliere parla a Matteo Salvini e Giorgia Meloni e, tirando le somme della sconfitta alle amministrative, ammonisce che ci vuole più coordinamento nell'azione, meno posizioni diverse, insomma più coalizione. A Villa Grande sull'Appia Antica, quartier generale romano di Silvio Berlusconi, si tiene il vertice per il chiarimento sui motivi del deludente risultato elettorale. E il dito puntato, soprattutto dal Cav, è sulla litigiosità degli altri due leader, che «non paga». Il presidente di Forza Italia lo aveva promesso ed è tornato nella Capitale, quasi 9 mesi dopo le consultazioni per il governo Draghi, in veste di pacificatore. Dell'unico «federatore» che, dopo averlo creato, è riuscito a tenere insieme il centrodestra, come gli riconoscono tutti da destra e sinistra.

Grande cordialità tra Silvio, che accoglie gli ospiti all'ingresso della villa, Giorgia che è la prima ad arrivare e l'ultima ad andarsene e Matteo, che non lesina abbracci e pacche sulle spalle. L'immagine di compattezza è quella che tutti vogliono fortemente dare. Salvini e Meloni sembrano d'accordo nel mettere da parte rivalità per la leadership e corsa all'ultimo voto nei sondaggi. Di «massima collaborazione» parla il comunicato stampa, dopo le due ore di vertice attorno al tavolo da pranzo. «Dopo un attento esame dei risultati elettorali - spiega - e delle cause che li hanno determinati, i leader del centrodestra hanno stabilito che, d'ora in avanti, avranno incontri periodici - con frequenza settimanale - per concordare azioni parlamentari condivise».

Non è il coordinamento parlamentare di cui si parla da tempo, ne' l'inizio della federazione cara a Salvini o, addirittura, del partito unico, ma un'espressa volontà di non procedere più ognuno per conto suo. Soprattutto su questioni centrali, dal green pass a quota 100, anche se rimane la fondamentale distinzione tra le due forze di governo e Fdi all'opposizione. «Sui prossimi candidati sindaci bisogna decidere subito, evitando scelte tardive, com'è successo stavolta», insiste il Cav. Anche Salvini ha già attribuito la sconfitta in primis ai civici che non hanno avuto il tempo di farsi conoscere e la Meloni concorda. «Il centrodestra - dice il comunicato stampa - intende muoversi compatto e per tempo per preparare i prossimi appuntamenti elettorali e politici, con particolare attenzione all'elezione del prossimo Presidente della Repubblica».

Ecco, il Quirinale. A febbraio il centrodestra deve arrivare unito, per sostenere il suo candidato. Per Fi l'unico possibile è il Cavaliere. Probabilmente anche per gli alleati. L'ultimo messaggio, legato a questo punto, è l'appoggio al maggioritario. Parte degli azzurri potrebbe essere tentata da una scelta diversa dal bipolarismo, anche per salvare la poltrona e per Lega e Fdi sarebbe un problema. Ma i leader annunciano: «Il centrodestra intende continuare a lavorare come coalizione e ha confermato conseguentemente la propria indisponibilità a sostenere un cambiamento della legge elettorale in senso proporzionale». Berlusconi vuol far sentire di nuovo la sua presenza anche sul piano internazionale e oggi sarà a Bruxelles per il vertice del Ppe che saluterà la cancelliera tedesca Angela Merkel (nel tondo). Un modo per riaffermare lo spirito europeo di Fi, che condiziona gli alleati. Prima di partire, però, il Cav interviene sul partito, in agitazione per la nomina del nuovo capogruppo alla Camera.

Designa Paolo Barelli, stroncando sul nascere una competizione con Sestino Giacomoni, sostenuto dai ministri azzurri. L'investitura non lascia spazio a votazioni, segrete o meno, come chiedevano alcuni prima del suo intervento. Il Capo è sempre lui.

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