Gianpaolo Iacobini
Appena rifatta e già sequestrata: sarebbe stata costruita con materiali scadenti, con viadotti esposti alla furia dei torrenti. La Salerno-Reggio Calabria, che il premier Matteo Renzi ha annunciato d'essere pronto a inaugurare entro la fine dell'anno nonostante i tanti e lunghi tratti per i quali l'ammodernamento non è stato neppure progettato, torna a cingersi dei sigilli dell'autorità giudiziaria. Neppure un mese fa l'attenzione della Procura di Vibo si era appuntata sulla galleria «Fremisi-San Rocco», dalle parti di Mileto, contro i cui spigoli (che in un tunnel, per definizione geometrica, non dovrebbero poter esistere) s'erano sfracellati pochi giorni prima quattro giovani. Nel registro degli indagati, in quella occasione, erano stati iscritti i nomi di 13 persone. Adesso il sequestro arriva per un pezzo (che resta comunque transitabile) di poco meno di 9 chilometri, tra Mileto e Rosarno. Stavolta a finire sotto inchiesta sono stati in 21 tra dipendenti e dirigenti Anas, progettisti, responsabili dei lavori e titolari della «Cavalleri Ottavio», società appaltatrice con sede a Dalmine, nel bergamasco. Grave l'accusa: disastro colposo, falso ideologico e materiale, truffa aggravata. L'Anas respinge ogni addebito, offrendo collaborazione alla magistratura. Ma dalle indagini, intanto, emerge un quadro desolante, con gente pronta a mettere da parte ogni scrupolo pur di risparmiare sulle opere da realizzare. Nelle carte si racconta di materiali scadenti, dichiarazioni fasulle, smaltimenti fittizi. «Le scelte aziendali fa mettere a verbale davanti ai pm Paolo Campanella, uno dei tecnici dell'impresa andavano nella direzione di effettuare i lavori con un risparmio rispetto a quanto previsto dai capitolati». Come ad esempio stendere un manto bitumoso più sottile. «C'era una netta differenza diceva lo stesso Campanella, stavolta in un'intercettazione captata dalle cimici della Procura tra quanto da noi fatto e quanto in progetto: c'erano circa 800 euro di differenza metro lineare». Rivela ancora il tecnico: «Su due cavalcavia si è risparmiato sul rilevato per 13.000 metri cubi. E lo stesso sulla carreggiata nord, per un tratto di oltre un chilometro, sul quale non credo siano stati fatti controlli da parte dell'Anas». Insomma, braccino corto e tasche gonfie e A3 da rifare prima d'essere ultimata. Come i viadotti sul Mesima, torrente che a marzo straripò cancellando campi e strade. La zona è ad altissimo rischio idrogeologico. Eppure, le campate dei ponti, innalzate nel letto della fiumara, sarebbero state tirate su senza nemmeno chiedere i pareri agli enti competenti, nella specie l'Autorità di Bacino della Calabria.
E a detta degli inquirenti, sarebbero state innestate al suolo senza le protezioni adeguate, necessarie per scongiurare i pericoli legati alla rilevante portata del Mesima, di forza tale, annotano gli esperti, da poter «scalzare la base fondazionale delle pile». Trascinando con sé il manufatto e gli automobilisti e, di sicuro, l'illusione che ciò che Renzi inaugurerà in pompa magna il 22 dicembre sia un'autostrada.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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