Alessia Piperno è l'eccezione. Non è possibile non vedere. «Non riesco a andarmene da qui, ora più che mai. Sono parte di tutto questo». Solo che l'Iran sembra lontana. La voce rivoluzionaria, di donna in donna, arriva e porta un canto di morte e libertà, ma non si alza fino a scuotere il mondo. L'indignazione, parola abusata, è soffocata. È come se in questa storia mancasse il nemico. Non c'è la voglia di guardare in faccia il totalitarismo. Non si mette il nome. C'è perfino chi, da queste parti, annuisce alle parole del Grande Ayatollah. Ali Khamenei parla della morte di Mahsa Amini come di un «triste incidente». Lo fa con la faccia commossa e poi aggiunge che le donne in piazza sono serve di Israele e dell'America. Le proteste sono impure. Khamenei sa che l'alibi funziona, dentro e fuori. Non fidatevi di chi urla dalla parte sbagliata. È questa l'anomalia. Si accusa il maledetto Occidente di sentirsi al centro del mondo. Si dice che la storia non può essere raccontata da Parigi, Londra, Washington o New York. Serve un cambio di prospettiva, di altri punti di vista. È sacrosanto e per fortuna questo accade da tempo. Il mappamondo è rivoluzionato. Tutti i sensi di colpa sono stati messi in campo, senza alibi, senza più recriminazioni. Non c'è più la centralità della vecchia Europa. E va bene così. Seriamente. L'Europa è stanca e marginale. È ai confini del grande gioco. È trascurabile. C'è qualcosa che però non torna. Chi si indigna per i torti dell'Occidente, chi alza i pugni e chiede giustizia, chi giustamente rivendica il diritto di essere se stesso, continua a ragionare con il vecchio mappamondo. Non va oltre l'Occidente. Si batte solo dentro i suoi confini, quello che accade al di là, non tocca, non conta, non brucia la pelle e l'anima. Non c'è il rumore di fondo degli influencer, non ci sono facce di attori che prendono la scena, non c'è il canto di libertà che si diffonde senza sosta per giorni e giorni.
C'è quasi l'impressione che quello che sta accadendo a Baghdad non può certo essere ignorato, ma per qualche strano motivo non scalda il cuore.Neppure il canto dolce e vero di «Bella ciao» riesce a portare quelle donne senza velo al centro del mondo. L'indignazione, purtroppo, è malata di occidentalismo. Non guarda altrove.
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