Il carovita sale sul pulpito e il parroco ricorda ai fedeli che «Dio ama chi dona con gioia e con tutto il cuore». È preoccupato per l'organizzazione della festa Patronale di Santa Eufemia che si svolgerà venerdì, il parroco di Carinaro, don Antonio Lucariello. Viene organizzata utilizzando i soldi delle donazioni e quest'anno si è reso conto del fatto che tutto è drammaticamente aumentato, perciò, in chiusura di messa, chiede un impegno ulteriore, «qualche cosina in più». E come sempre, quando si cerca di addomesticare le parole rendendole piccole e tenere «qualche cosina», quelle, per reazione, diventano odiosi macigni. E l'infelice predica dall'altare ha scatenato prediche su internet dove il video del parroco, pubblicato dal consigliere Francesco Borrelli, è diventato virale. Ha detto don Lucariello ai fedeli, riferendosi anche all'organizzazione della festa Patronale e alle inclementi regole del mercato: «A chi passa attraverso le nostre strade, vicino ai nostri palazzi, accogliamolo con il sorriso, con le nostre preghiere e certamente con il dono della generosità come avete sempre fatto. Quest'anno con qualche cosina in più. Perché dovunque siamo andati quest'anno per i contratti, tutti ci hanno detto che è tutto aumentato. Allora, qualche cosina in più, non dico quanto, rispetto a tutti gli altri anni, e credo che riusciamo a coprire tutte le spese. Già avete capito, Dio ama chi dona con gioia e con tutto il cuore. Ma non con tristezza e con le lacrime. Mi raccomando, facciamo come fanno gli sposi, con le lacrime di gioia». Un conto è una Chiesa che resta nel Paese reale, un altro è una Chiesa che diventa prosaicamente reale e chiede più sacrifici a chi, presumibilmente, è già in difficoltà. Se per farlo poi, si cita «Dio ama chi dona con gioia e con tutto il cuore», e si chiede anche di aumentare le offerte «con lacrime di gioia» l'effetto non è dei migliori. Sarà vero che quest'anno l'organizzazione della festa di Santa Eufemia, visti i rincari, richiederà più sforzi economici, ma forse non è il caso di chiedere più sacrifici a chi, tutti i giorni, patisce gli stessi rincari.
In fin dei conti si tratta pur sempre di una festa (anche se c'è chi fa notare che dopo due anni di pandemia e impedimenti, una festa rappresenti ben di più), e qualcosa può di certo essere limato o ridotto senza gravare sui fedeli. Si chiama carità cristiana.
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