Caccia ai killer di Tommy. Un marocchino il vero obiettivo dell'agguato? Dieci ore sotto torchio, alla fine i due fratelli sospettati del delitto tornano a casa.
«Noi con la morte di Thomas Bricca non c'entriamo nulla», hanno ripetuto fino alla noia ai carabinieri che li hanno interrogati assieme al pm Rossella Ricca. I due, indicati da qualcuno come mandanti della sparatoria al Girone di Alatri, si sono presentati al comando provinciale ciociaro. «Ci state cercando? Eccoci» le parole al piantone. Imparentati con i Di Silvio e gli Spada, a loro volta ramo dei Casamonica, i due avrebbero fornito un alibi attendibile. E dalle perquisizione alle case popolari «il Casermone» di Frosinone dove abitano, non è stato trovato nulla. Tanto da lasciare il comando in nottata. Otto i sospetti ma «nessun indagato» sottolinea la Procura che in una nota ribadisce di «tenere una linea di rigoroso riserbo su tale vicenda e di non rilasciare alcun tipo di dichiarazione». Niente di nuovo insomma.
Non parlano gli amici e i compagni di scuola di Thomas che ieri mattina dagli impianti stereo di alcune mini car hanno suonato «Piccola Stella Senza Cielo» di Ligabue e «Ti Dedico il Silenzio» di Ultimo. Sanno tutto i ragazzi che si sono scontrati nel fine settimana, hanno chiaro cosa è accaduto sulle scalette di via Liberio. Ma nessuno parla.
«Sapete tutti chi è stato. Non fate i falsi - posta sui social Omar, un amico di origine marocchina di Thomas, coinvolto nella guerra fra bande -. Non abbiamo mai avuto bisogno di pistole o cose del genere. Abbiamo sempre cercato di chiarire perché sapevamo che ogni persona ha una madre dietro e una famiglia e dei sentimenti. Me l'ha insegnato lui di non essere troppo impulsivo. Ora voglio solo giustizia». Tossici li chiama il padre Paolo Bricca in uno dei suoi sfoghi su Fb, trafficanti di droga, hashish e coca, per la gente del paese che si ritrova, a sei anni di distanza, a piangere un altro ragazzino ammazzato per questioni da niente.
Nel 2017 Emanuele Morganti, 21 anni, viene ucciso a calci e pugni da tre bulli che avevano fatto apprezzamenti da osteria a una ragazza. L'altra sera Thomas viene centrato da uno dei due colpi sparati a distanza da due sicari in moto. Un atto di forza per difendere la piazza di spaccio finita in tragedia oppure il killer sceso dal Yamaha T-Max ha mirato per uccidere? E se questa è l'ipotesi più accreditata, le voci sullo scambio di persona si fanno sempre più concrete. Thomas era davanti uno dei suoi tre amici. In particolare copriva in parte la traiettoria del colpo diretto a un coetaneo, un ragazzo di origine magrebina legato a Thomas come un fratello. Italiano di terza generazione, il 18enne domenica avrebbe gettato dalla scalinata di vicolo del Torrione uno dei due fratelli. I due se le danno di santa ragione durante un incontro-scontro sul viale Duca d'Aosta. A scatenare la faida era stata la rissa del giorno prima in via Roma fra i due gruppi rivali, quello delle case popolari di Frosinone e i ragazzi di origine nordafricana di Alatri. Chi ha avuto la peggio avrebbe poi organizzato l'azione dimostrativa, che si è trasformata in omicidio volontario.
«Thomas portava un giubbino chiaro come quello dell'amico marocchino - racconta un ragazzo della comitiva - il colpo non era per lui. Thomas? Non ha mai dato uno schiaffo o un pugno. Lui non era certo violento. Sempre sorridente, aveva una gran voglia di costruirsi un futuro. Non si può morire per una ragazzata».
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