L'Iran alla presidenza del Forum Onu per i diritti dell'uomo. La Cina a quella del Consiglio di Sicurezza. Una giornata della vergogna per le Nazioni Unite e forse è il caso di ricordare di cosa stiamo parlando.
La Repubblica islamica dell'Iran è l'opposto del concetto stesso di rispetto dei diritti umani: è il Paese in cui i diritti delle donne sono conculcati, in nome di un'applicazione fanatica dei principi religiosi, fino al punto da far picchiare a morte in strada dalla «polizia della morale» (ecco di cosa dovrebbe occuparsi il Forum Onu dei diritti dell'uomo se fosse un organismo rispettabile) le ragazze che si rifiutano di indossare il velo islamico o anche solo lo portano in modo «sconveniente». Un anno fa è morta per questo Mahsa Amini, che aveva 22 anni, e poche settimane fa è toccato addirittura a una sedicenne, Armita Geravand, massacrata di botte nella metropolitana di Teheran. Entrambe sono decedute in ospedale dopo giorni di agonia, e ai familiari è stato imposto di sottoscrivere la falsa versione di morti causate da cali di pressione improvvisi e balle del genere, pena l'arresto. L'Iran è il Paese dove centinaia di giovani manifestanti, ragazzi e ragazze, sono stati ammazzati (per strada o in carcere dopo processi farsa) solo nell'ultimo anno; il Paese in cui i cecchini mandati dai «custodi della morale islamica» sparano mirando agli occhi delle ragazze che protestano togliendosi il velo in strada (le nostre sensibili femministe non se ne sono accorte); il Paese che arma e finanzia gli assassini di Hamas, della Jihad islamica e di Hezbollah; il vero istigatore della guerra che pretende di cancellare Israele, un Paese membro della stessa Onu che ha indicato l'ambasciatore iraniano Bahreini alla presidenza del Forum sui diritti umani, dalla faccia della Terra, cominciando dal massacro bestiale dei civili solo in quanto ebrei. Come si sia potuti arrivare a questa designazione è la vergogna nella vergogna: il meccanismo prevede che gruppi di Paesi determinati per aree geografiche possano esprimere candidati, ma solo quello asiatico si è scomodato a farlo, scegliendo questo signore. C'è dunque una grave responsabilità anche nostra, fatta di ignavia e indifferenza imperdonabili.
La Cina che da oggi presiederà il Consiglio di Sicurezza è il perfetto esempio di dittatura che non si capisce quale sicurezza possa garantire. Certamente non quella di Israele (è alleata dell'Iran e vicina di fatto a Hamas); non quella della quota non misurabile (in Cina si vota sulla lista unica comunista) dei suoi stessi cittadini non allineati con il partito al potere assoluto dal 1949, per i quali non troppo diversamente dall'Iran c'è pronta una brutale polizia addestrata a reprimere il dissenso; non quella dei tibetani o dei musulmani del Xinjiang reclusi in massa in campi di concentramento; non quella dei cittadini di Hong Kong che si sono visti abolire le libertà democratiche (qualcuno si ricorda di Joshua Wong o di Jimmy Lai sbattuti in galera?); e meno che mai quella dei taiwanesi, fieramente liberi, che Xi Jinping pretende di annettere «senza pietà» a una «madrepatria» che non riconoscono. Ecco la sicurezza che può garantire al mondo la Cina.
Manca solo la Russia, impegnata nell'aggressione criminale all'Ucraina, a presiedere un Forum Onu sul diritto all'integrità territoriale. Ma ci arriveremo, vedrete. E qualcuno, anche in Italia, senza vergogna applaudirà.
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