L'ospedale scarica i pazienti: "I letti servono per i profughi"

Stop ai ricoveri programmati e corsa alle dismissioni. La circolare choc per gestire l'emergenza sbarchi

L'ospedale scarica i pazienti: "I letti servono per i profughi"

Roma - Gli immigrati, in Sardegna, passano davanti agli italiani anche quando si tratta di salute. E' del 13 dicembre una circolare, firmata dal direttore medico dei presidi ospedalieri, dottor Giuseppe Ortu, con cui si invitano in reparti «a voler provvedere a bloccare i ricoveri programmati e a dimettere i pazienti dimissibili al fine di poter affrontare l'eventuale emergenza in previsione dello sbarco dei migranti previsto» per quella giornata. Insomma, si chiede di liberare posti letto, imponendo oltretutto ai pazienti di rinviare un intervento chirurgico perché gli immigrati hanno necessità di cure.

A denunciare la situazione, imputando la circolare a un dettame «dell'assessorato regionale» è l'onorevole Mauro Pili di Unidos, il quale puntualizza che questo è «un atto che rasenta la follia e la degenerazione gestionale di questa partita immigrazione». Il direttore sanitario dell'azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, dottor Nazareno Pacifico, interpellato da Il Giornale, invita alla calma: «La verità - spiega - è che è tutto abbastanza ridicolo: la disposizione è interna e costituisce solo un'allerta con cui si chiede ai reparti se, in caso di necessità, sia possibile dimettere quei pazienti che possono essere dimessi, senza alcuna forzatura, ma anche a chi, magari, sia in programmazione per quella mattina per un piccolo intervento chirurgico, di poterlo spostare di poco tempo perché servono posti letto».

Pacifico chiarisce anche che «in realtà la mattina del 13 non c'è stata necessità di dimettere nessuno: il sistema ha funzionato benissimo, come sempre. La centrale operativa e la prefettura - prosegue - ci hanno chiarito che solo 6 persone (delle 854 arrivate ndr) avevano bisogno di visita. Un migrante è stato inviato ad altra struttura perché aveva bisogno di dialisi e qui non avevamo possibilità di farla, gli altri sono stati ricoverati nei vari reparti per disidratazione, piccole ustioni da sfregamento, infezione a una gamba. Ma tutto è andato bene». Eppure il paradosso rimane. Che sarebbe successo se i migranti in arrivo fossero stati di più? Vero è, come ammesso anche dal direttore sanitario, che l'ospedale universitario di Cagliari «ha centinaia di posti letto» e che ci sono «altre strutture sanitarie in città», ma lo è anche che le navi di Frontex arrivano spesso cariche anche di gente che sta male. In quel caso i pazienti italiani sarebbero stati dimessi in anticipo e gli interventi programmati rinviati?

Un problema che non interessa solo il settore della sanità, ma anche quello della sicurezza. Disagi si registrano anche per gli agenti impegnati nel controllo migranti. «Riteniamo sconcertante il silenzio delle istituzioni - spiega Luca Agati, rappresentante del Sap (sindacato autonomo di Polizia) di Cagliari - che tollera un sistema che fa acqua da tutte le parti. La disorganizzazione totale si riverbera su tutti i settori esposti, perché oltre agli arrivi programmati dobbiamo fronteggiare gli sbarchi degli algerini, una settantina con più di mille clandestini da inizio anno».

Gli fa eco il segretario nazionale del Sap, Gianni Tonelli: «E' paradossale - dice - che si pospongano gli interessi della comunità locale, sanità compresa, a quelli dei migranti. In Sardegna mancano almeno 500 uomini nelle forze dell'ordine e quelli che ci sono già sono al collasso. A molti il ministero non paga gli straordinari da inizio anno».

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