«Fisco amico» paga. Chi aveva dubbi, si ricreda. Incrociando i dati di Università Cattolica e Agenzia delle Entrate gli effetti del nuovo corso si vedono: mai prima la caccia a chi non paga le tasse era stata così efficace. Mentre da sinistra si rincorrono vecchi luoghi comuni, l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni nel corso del 2023 (il primo anno di incidenza della sue scelte politiche) ha fatto registrare il record storico di recupero dell'evasione fiscale: 24,7 miliardi, il 22% in più rispetto a quanto realizzato nel 2022. È la prova provata che l'approccio del «fisco amico» - vale a dire un erario non vessatorio nei confronti del contribuente - sta cominciando a dare frutti generosi. A meno che le prossime puntate smentiscano questa realtà, non v'è dubbio che a ciò hanno contribuito una «rottamazione» delle cartelle insistita e la definizione agevolata delle liti pendenti. Vi ha contribuito anche la maggior fermezza contro l'area di illegalità generata dal fenomeno delle partite Iva «apri e chiudi», vale a dire quelle attività che aprono e, prima di versare alcun tributo, chiudono prima di subire controlli. Avanti di questo passo, l'Italia può ambire a cancellare l'odiosa etichetta di Paese di evasori fiscali.
Secondo quanto rilevato dall'analisi dell'Osservatorio conti pubblici dell'Università Cattolica, nei quattro anni tra 2017 e 2021 la montagna di tasse evase è scesa di 26 miliardi di euro attestandosi a 82,4 miliardi (era 108,4 miliardi nel 2017). A determinare il risultato un mix di fattori che, tra gli altri, vanno dal rafforzamento dei controlli all'introduzione della fatturazione elettronica fino alla diffusione dei pagamenti elettronici. E se i dati della Cattolica si fermano al 2021, lo stesso report riferisce che in attesa di dati aggiornati da Bruxelles in arrivo per l'inizio di dicembre, «la tendenza è chiara» e probabilmente proseguirà anche nei prossimi anni. Se così sarà, le iniziative intraprese dal governo negli ultimi anni non solo manterranno i progressi fatti, ma assisteremo a una accelerazione degli effetti. «Hanno certamente contribuito», prosegue l'Osservatorio, «anche la maggiore cooperazione fra diversi enti e agenzie pubbliche, così come le più intense ed efficaci attività di riscossione». Oltre a questo, l'approccio più vicino alle esigenze del contribuente ha portato ad aumentare anche il gettito spontaneamente versato dai cittadini che nel corso del 2023 ha superato i 536 miliardi, con un incremento di oltre 26 miliardi.
L'opera del governo sul fronte recupero del reddito sommerso è proseguita anche quest'anno, quando è stato varato il concordato preventivo biennale elaborato dal viceministro dell'Economia, Maurizio Leo (in pratica, il contribuente si accorda preventivamente con lo Stato su quante tasse versare nei due anni successivi). Una ricetta che, nella sua prima formulazione, ha portato a un incremento della base imponibile di circa 14,8 miliardi, con un gettito fiscale stimato di 1,3 miliardi. Nonostante una finestra di adesione limitata che si è conclusa lo scorso 31 ottobre, hanno aderito circa mezzo milione di contribuenti su una platea complessiva di 4,7 milioni di potenziali destinatari. Dopo il primo test, il governo ha pertanto riaperto i termini di adesione fino al 12 dicembre di quest'anno e si aspetta di ricavare ulteriori risorse.
Intanto, per l'inizio del 2025 sarebbero in partenza la bellezza di tre milioni di lettere - che i contribuenti riceveranno via posta o via pec - con le quali l'Agenzia delle Entrate segnalerà discrepanze od
omissioni nelle dichiarazioni dei redditi, che potranno essere eventualmente corrette mediante il ravvedimento operoso. Questo sistema di recupero dell'evasione l'anno scorso ha permesso di incassare somme per 4,2 miliardi.
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