Prendono corpo i sospetti della Procura di Prato. Il «macchinario gemello» di quello in cui è morta Luana D'Orazio, la mamma 22enne che lavorava come operaia nell'azienda tessile di Montemurlo, aveva i sistemi di sicurezza manipolati.
Lo ha confermato la perizia del consulente tecnico scelto dal pm Vincenzo Nitti, titolare del fascicolo, chiamato a tracciare i contorni del quadro in cui il 12 maggio scorso ha perso la vita Luana. Nel registro degli indagati a oggi risultano iscritti la titolare della ditta, Luana Coppini, e Mario Cusimano, il responsabile della manutenzione per le ipotesi di reato di omicidio colposo e rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
All'indomani dell'incidente gli inquirenti hanno sequestrato l'orditoio in cui la giovane è rimasta stritolata e un altro, che si trovava di fronte, per fare una comparazione tra i due. Il consulente della Procura e i periti delle parti coinvolte hanno messo in funzione quest'ultimo, identico a quello che ha inghiottito la vittima, e hanno scoperto che ha continuato a funzionare nonostante fosse alzata la saracinesca di sicurezza che doveva garantire la protezione. E, quella sorta di barriera che impedisce a chi lavora di avvicinarsi troppo, il giorno della tragedia è stata trovata alzata da carabinieri e personale della Asl accorsi sul posto anche nell'orditoio con cui poco prima stava lavorando ragazza. Il prossimo accertamento sarà eseguito proprio su questo.
La Procura vuole valutare se, rispettando quelle disposizioni e accortezze obbligatorie in aziende tessili come quella di Monemurlo, la 22enne sarebbe ancora viva.
Ora il perito avrà sessanta giorni di tempo per rispondere ai dubbi dei magistrati, che quanto prima ascolteranno anche i due indagati.
Nel mirino della Procura c'è anche la formazione e il contratto della ventiduenne. Luana aveva le competenze necessarie a lavorare su quel tipo di macchina? In realtà sembrerebbe che avesse seguito un corso di formazione di sole quattro ore e nel contratto firmato con l'azienda sarebbero state indicate «funzioni di catalogazione», ma nulla che indicasse compiti operativi. Un aspetto su cui sono in corso ulteriori indagini.
L'unica consolazione per la famiglia è che l'operaia è morta sul colpo, senza restare in agonia, perché stando alle prime indiscrezioni circolate dopo l'autopsia il decesso sarebbe avvenuto per uno schiacciamento polmonare, un «politrauma fratturativo toraco-polmonare» causato proprio dall'orditoio.
La sua fine ha destato grande commozione, sia in ambienti istituzionali che politici, perché si è scoperto che, dopo aver fatto da comparsa in un film di Pieraccioni, aveva preferito abbandonare il sogno di diventare attrice per un lavoro concreto, tale da permetterle di mantenere il figlio.
E nei prossimi giorni il tribunale per i minori di Firenze dovrà decidere circa la richiesta di affido temporaneo del figlio di Luana ai nonni materni.
Il bimbo di cinque anni già viveva con loro nell'abitazione di Agliana, alla periferia di Pistoia. «Ho perso mia figlia, mio nipote resta qui» ha dichiarato Emma Marrazzo, la mamma della vittima, pronta a combattere per non allontanarsi dal piccolo.
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