Luca e Rosita, soffocati nel loro nido

Rogo in un sottotetto sui Navigli: lui aveva 29 anni, lei 27. I vicini: «Coppia bellissima»

Luca e Rosita, soffocati nel loro nido

Milano Una coppia giovane e «bellissima», stroncata da quella che sembra una fatalità. Luca Manzin e Rosita Capurso, 29 e 27 anni, sono morti nella notte di giovedì dopo che nell'appartamento di Milano in cui vivevano insieme è scoppiato un incendio. I due ragazzi sono stati sorpresi nel sonno dalle fiamme, causate con ogni probabilità da un corto circuito, e sono soffocati per il fumo.

«Erano una coppia bellissima», diceva di loro ieri una cugina di Rosita che vive nello stesso stabile. I giovani abitavano da poco nel bilocale ricavato nel sottotetto di una villetta a due piani, ma stavano insieme già da cinque anni. Rosita era nata e cresciuta a Milano, era psicologa. Luca era nato a La Spezia ma cresciuto ad Aulla, in provincia di Massa Carrara. Era avvocato, si era laureato in Giurisprudenza alla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa. Poi aveva vissuto a Bologna. La coppia era unita anche dall'impegno nell'associazionismo e nella solidarietà. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del Comando provinciale e i carabinieri della compagnia di Porta Magenta. Agli investigatori è toccato avvisare la famiglia del 29enne che vive ancora ad Aulla. E anche la sorella gemella di Rosita Capurso, che si trova in Australia. Il loro padre è morto di recente. «Abitiamo in questo stabile da 28 anni e non è mai successo niente», dicono sotto choc i familiari della 27enne.

Luca e Rosita abitavano nella casa della famiglia di lei in via Alzaia Naviglio Grande 156, in un appartamento al primo piano. A piano terra vive la compagna del padre della ragazza e nell'abitazione di fianco a quella della giovane coppia c'è una zia. Le fiamme sono scoppiate intorno alle 3 e in poco tempo il fumo ha invaso il bilocale. La compagna del padre di Rosita e sua zia si sono accorte dell'incendio. Hanno provato ad aprire la porta dell'appartamento dei ragazzi con una seconda chiave, ma la serratura era bloccata: all'interno c'era un altro mazzo nella toppa. Sono anche riuscite ad arrampicarsi fino al balcone e a rompere il vetro della cucina, sono state però travolte dal fumo. Quando sono arrivati i pompieri, che hanno spento le fiamme, e quando sono entrati gli operatori del 118 i giovani erano già morti. I tentativi di rianimarli non sono serviti. Il corpo della 27enne era in bagno, forse prima di perdere coscienza ha provato a spegnere il fuoco con l'acqua del rubinetto. Quello del suo fidanzato invece era nel letto, potrebbe non essersi accorto di nulla. Avevano ustioni estese, il corpo di lei era quasi carbonizzato, con bruciature di terzo grado a gambe e torace. La causa della morte di entrambi sarebbe però l'asfissia da fumo. Il pm di turno Gaetano Ruta ha disposto le autopsie e il sequestro dell'appartamento. Stando alle prime indagini del Nucleo investigativo antincendi dei vigili del fuoco, sulle cause accidentali del rogo ci sarebbero pochi dubbi.

La scintilla sarebbe scoccata per un corto circuito al quadro elettrico vicino alla porta d'ingresso e le fiamme sarebbero state alimentare da alcuni stracci, vestiti e oggetti che si trovavano proprio sotto l'impianto oltre che dal legno della mansarda. Prima ancora del fuoco a uccidere i due ragazzi sarebbe stato appunto il fumo, che in pochi minuti ha saturato l'appartamento.

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