Primo ostacolo superato. Il Recovery fund fa un altro passo in avanti in un iter che si è rivelato molto più complicato del previsto. Il Consiglio europeo e l'Europarlamento ieri hanno raggiunto una intesa sul bilancio pluriennale dell'Unione, che comprende il piano Next generation Eu quindi, anche il Recovery fund.
Le cifre in campo sono quelle note. Il bilancio europeo vale 1.074 miliardi, ai quali si aggiungono 750 miliardi dei piani anti-pandemia. La trattativa si era bloccata sui negoziati interistituzionali - i cosiddetti «triloghi» - per oltre dieci settimane.
Le voci ripescate durante il braccio di ferro con il Parlamento, vanno dalle borse di studio Erasmus ai fondi per la ricerca Horizon Europe.
Quest'ultimo piano viene aumentato di 4 miliardi, Erasmus di 2,2 miliardi, 3,4 miliardi vanno alla Sanità, 1,5 miliardi in più per la gestione delle frontiere esterne e un miliardo extra per InvestEu. In tutto sono 16 miliardi, per lo più provenienti dalle multe Ue per la concorrenza sleale.
Ora resta un altro passaggio non meno complicato. La ratifica da parte dei parlamenti (o dei governi) dei 27 Stati membri dell'Unione.
Il nodo della trattativa tra l'organismo che rappresenta gli Stati e il Parlamento Ue era l'entità del bilancio. Evitati tagli drastici, resta il nodo dello stato di diritto, visto che alcuni Paesi, in particolare l'Ungheria di Viktor Orban, rifiutano il compromesso sul requisito al quale è legato il riconoscimento di finanziamenti europei.
Per l'Italia un avvio rapido del Recovery fund è essenziale. Oltre a prendere la parte più consistente di finanziamenti e prestiti, come ha ricordato ieri Antonio Tajani, l'Italia è alle prese con una legge di Bilancio complicata.
Il ddl, approvato teoricamente dal consiglio dei ministri del 18 ottobre, ancora non è stato scritto. «Limature» nella versione ufficiale. In realtà si tratta di una pesante riscrittura dovuta al quadro macroeconomico incerto e anche alle spese extra determinate dai decreti Ristori che sono stati approvati subito dopo i due Dpcm sull'emergenza Covid.
Le somme stanziate dai decreti rischiano di non essere sufficienti. E così tra le anticipazioni sulle modifiche alla legge di Bilancio allo studio del governo, ieri è spuntato l'aumento del fondo ristori, previsto dalla manovra. Un miliardo in più per finanziare le attività danneggiate dalla pandemia e dai Dpcm. La dotazione dovrebbe passare da 4 a 5 miliardi di euro. Ancora poco se si considera che il governo dovrà necessariamente finanziare i ristori automatici alle categorie colpite dall'eventuale allargamento delle regioni in zona rossa e quello, deciso ieri, delle zone arancioni.
Poi anche l'inclusione di nuove categorie tra quelle destinatarie degli aiuti. Uno sforzo finanziario che non potrà non preveder un nuovo scostamento di bilancio, oggetto di numerosi vertici di maggioranza che si sono tenuti ieri.
Il governo è intenzionato a introdurre cambiamenti. Il dl «bis» sarà assorbito dal primo decreto, ora all'esame del Senato, con un emendamento del governo. Nel passaggio, il testo dovrebbe essere modificato, a favore delle categorie escluse.
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