Decontestualizzare i numeri vuol dire destrutturare una situazione che si sta illustrando, raccontando contestualmente soltanto mezze verità. O, per meglio dire, solo quella verità che fa più comodo.
E così, ecco che il commissario europeo all’immigrazione Dimitris Avramopoulos, nel corso di una conferenza stampa è riuscito nell’impresa di mentire pur sciorinando dati effettivi: “La situazione migratoria su tutte le rotte – ha dichiarato il commissario – è tornata ai livelli pre-crisi con gli arrivi a settembre 2019 inferiori del 90% circa rispetto a settembre 2015”.
Secondo Avramopoulos tutto va bene, nessuna emergenza è in atto ed oramai il peggio è passato. Anzi, secondo le sue parole, forse a questo punto non è più nemmeno il caso di pagare lautamente un membro della commissione incaricato di occuparsi di immigrazione.
Ma i numeri da lui elencati, seppur veritieri, non fotografano affatto la realtà: se è vero che rispetto a 4 anni fa gli approdi lungo le coste europee dell’Europa risultano drasticamente diminuiti, a partire da questa estate 2019 sono molti i segnali che non giustificano tanto ottimismo.
È un po’ come se, per nascondere le attuali difficoltà dell’economia italiana, si mettano a confronto i dati del 2019 con quelli del 1945, quando c’era la guerra. È chiaro che la situazione non può che apparire migliore, ma i contesti sono diversi e non vuol dire che oggi le cose vadano per il meglio.
Una magia, quella di Avramopoulos, degna del migliore tra i prestigiatori, capace di nascondere la realtà dei fatti e mettere i numeri più sconvenienti sotto ad un tappeto. Perché in realtà, guardando ad esempio all’Italia, il numero degli approdi a settembre è allarmante: per la prima volta, dopo due anni, si è infatti registrato un aumento su base annuale degli arrivi nel nostro paese.
Nel settembre del 2018, sono arrivati complessivamente 947 migranti irregolari lungo le nostre coste, mentre in quello appena trascorso 2.386. Sempre rimanendo in Italia, non veniva sforata la soglia del 2.000 migranti approdati dal mese di giugno 2018.
Guardando invece al contesto complessivo del Mediterraneo centrale, l’agenzia Frontex ha registrato un aumento del 16% nel mese di settembre 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018. E le cose non vanno certo meglio nel Mediterraneo occidentale ed in quello orientale: in Spagna, si è registrato un aumento del 12% dei flussi migratori sempre a settembre, ma questa volta su base mensile.
In Grecia il governo di Atene da settimane fa presente che, a partire da luglio, gli sbarchi nell’Egeo di barconi provenienti dalla Turchia sono oramai all’ordine del giorno. Certo, nulla a che vedere con i numeri del 2015 e del 2016, ma quando si fa riferimento a quegli anni occorre sempre considerare le situazioni di emergenza occorse in quel biennio.
Dalla Siria sono infatti arrivati più di mezzo milione di profughi, dalla Libia i barconi sono partiti anche in condizioni di mare mosso: inquadrare i dati attuali con quelli di quattro anni fa, appare come un’operazione intellettualmente scorretta. La situazione odierna è indubbiamente più gestibile, ma in sistemi di accoglienza provati dalle emergenze degli anni passati anche piccoli aumenti potrebbero generare altre difficoltà.
A Lampedusa ne sanno qualcosa,
con un hotspot tornato ad essere più volte vicino al collasso dopo i primi aumenti nel numero degli sbarchi di settembre. E da questo mese in poi, non solo in Italia ma anche negli altri paesi europei del Mediterraneo, il trend dei flussi migratori appare oramai in costante risalita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.