Sarà un Parlamento europeo inedito. Questo, almeno, raccontano i sondaggi degli ultimi mesi, compreso quello pubblicato ieri da Europe Elects, aggregatore di rilevazioni e analisi statistiche in tutti i 27 Paesi Ue. Le elezioni del 6-9 giugno (in Italia si voterà solo nel week end) sembrano infatti destinate a eleggere un'Eurocamera sbilanciata a destra come mai in passato. Se il Ppe e l'alleanza Socialisti & Democratici restano sostanzialmente stabili (non solo negli ultimi sondaggi, ma anche rispetto ai seggi ottenuti cinque anni fa), il calo di liberali (Renew Europe) e sinistra (Greens e Left) è corposo e dovrebbe essere compensato dalla crescita della destra (Ecr e Id). Con un deciso spostamento degli equilibri all'interno del Parlamento europeo. A cui, peraltro, si affianca un Consiglio Ue sempre più conservatore. Dopo la vittoria di marzo dell'Alleanza democratica di Luis Montenegro in Portogallo, su 27 capi di governo che siedono a Palazzo Europa solo quattro sono in quota S&D.
Un cambio di passo che avrà ripercussioni, come dimostrano gli ultimi voti al Parlamento Ue, dove Ppe e Ecr si sono trovati insieme su temi chiave come il Green deal (e quindi contro Frans Timmermans, suo principale promotore). Questo, però, non significa che l'elezione del presidente della Commissione Ue (il nome viene proposto dal Consiglio e votato dal Parlamento) possa arrivare facendo a meno della «maggioranza-Ursula». Per passare all'Eurocamera, infatti, i 140 seggi che Europe Elects attribuisce a S&D restano decisivi. Soprattutto considerando due fattori. Primo: l'Ue è e resterà a trazione franco-tedesca. Ed è improbabile che Emmanuel Macron (Re) e Olaf Scholz (S&D) facciano gli spettatori quando si giocherà la partita del dopo von der Leyen (o della sua riconferma). Secondo: nel gruppo di Id (cui aderisce la Lega) ci sono i francesi del Rassemblement di Marine Le Pen e i tedeschi dell'ultra-destra di Afd. Con i primi non vuole avere nulla a che fare Macron, con i secondi Scholz, ma soprattutto i vertici (tedeschi) del Ppe.
Detto questo, i sondaggi dicono che in Ue soffia un vento di destra. Con Ecr (Giorgia Meloni è presidente del partito) che secondo Europe Elects ha agganciato i macroniani di Renew al terzo gradino del podio. Primo gruppo sarà il Ppe (183 seggi), secondo S&D (140), mentre per il terzo se la batteranno Re (86), Ecr (86) e Id (84). Con un dettaglio: i 12 seggi attribuiti al Fidez di Viktor Orban sono conteggiati nei «non iscritti», ma in Ecr danno molto probabile il suo arrivo dopo il voto. Così fosse, per il bronzo non ci sarebbe partita. Un fatto, comunque, resta il crollo dei liberali di Re (che cinque anni fa vantavano 108 seggi).
In Italia, a spingere la corsa al terzo gradino del podio c'è Fdi. Che con Nicola Procaccini ha scelto un approccio inedito alla campagna elettorale. Il co-presidente del gruppo Ecr a Bruxelles - vicinissimo a Meloni di cui è stato portavoce quando era ministra della Gioventù nel quarto governo Berlusconi - proprio ieri ha chiuso a Roma un tour teatrale iniziato a Latina il 2 marzo (poi sono seguite tappe a Viterbo, Frosinone, Rieti e Colleferro, tutte sold out). Insomma, un po' candidato, un po' performer. Tra politica, musica, poesia e cinema. Lo spettacolo si chiama Cronache dal ventre della balena live, titolo che richiama gli appuntamenti social con cui Procaccini ha fatto il punto da Bruxelles sulla sua attività. Una piece teatrale in cui la balena è la burocrazia di un'Ue che «va cambiata». Con tanto di Gregory Peck che spunta dal maxischermo alle spalle dell'eurodeputato-candidato (secondo in lista dopo Meloni nella circoscrizione Centro). «Cosa fate quando vedete una balena, marinai?», chiede il Capitano Achab dello storico film Moby Dick, anno domini 1956. «La segnaliamo», è la risposta.
Al Teatro Italia, quartiere Nomentano, la sala è piena. D'altra parte, l'idea di una campagna elettorale non urlata, più ragionata e fatta miscelando la politica al teatro, seppur non nuova è davvero inusuale. Decenni fa, illustri predecessori furono Sergio Cofferati (nel 2002 fece da voce narrante a una rappresentazione di Moni Ovadia su storie operaie) e Giulio Andreotti, che racconta Filippo Ceccarelli in un libro cult che è Il teatrone della politica nel 1995, appena incriminato per mafia, a Fiuggi si calò nei panni di Bonifacio VIII in una rappresentazione in cui difendeva le ragioni di uno dei Papi più discussi.
Però una campagna elettorale itinerante per teatri - tra una poesia di Pier Paolo Pasolini e un'esibizione di Velia Lalli, prima stand-up comedian donna in Italia - è una novità. Dal pubblico sicuramente gradita. E pure da Procaccini.
Che prima di salire sul palco non nasconde la soddisfazione e un certo ottimismo sul fatto che Ecr possa scavalcare Renew e portarsi a casa la medaglia di bronzo. Che sarebbe una vittoria anche rispetto al delicato rapporto tra Meloni e Macron.
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