L'ultima acrobazia linguistica dei dem. Gli italiani diventano "indigeni bianchi"

Un'esponente Pd: "Troppi connazionali in Consiglio, eleggiamo gli immigrati"

L'ultima acrobazia linguistica dei dem. Gli italiani diventano "indigeni bianchi"
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Nella neo-lingua democratica è bandito ogni riferimento al colore della pelle se si parla di immigrati, ma gli italiani si possono tranquillamente chiamare «indigeni bianchi». Sono quelli che, con un forte senso di colpa, la piddina Donata Bianchi vede intorno a sè nel consiglio comunale di Firenze, tutti «indigeni bianchi», compresa lei, che è bianca pure di cognome. Un «consesso» talmente pallido che «non rappresenta più nessuno».

La consigliera dem, area Schlein, sostiene infatti una curiosa teoria. Siccome a Firenze circa un sesto della popolazione residente è straniera, anche in consiglio comunale dovrebbe esserci la stessa proporzione. Per arrivare a questo obiettivo, il primo passo è estendere il diritto di voto ai circa 45mila «cosiddetti extracomunitari» (così li chiama nell'intervento in aula, perché «extracomunitari» e basta sarebbe offensivo). La Bianchi sente questa «esigenza che è sempre più una urgenza per favorire processi di inclusione e partecipazione», e consiste nel «riconoscere il potenziale umano e il contributo allo sviluppo della nostra comunità che può venire da persone che da tempo risiedono nei nostri contesti», i «cosiddetti extracomunitari» appunto, consentendogli di votare alle comunali, come possono già fare i residenti che hanno un passaporto Ue. Basta farsi un giro per Firenze, spiega la consigliera Pd, per rendersi che un'assemblea di consiglieri dalla pelle bianca è qualcosa di superato, e anche un po' razzista. «Noi abbiamo dei luoghi dove viviamo, quando prendiamo la tramvia, quando andiamo nelle scuole, negli ospedali, ci rendiamo conto che dei consessi, un po' come questa assise, fatti solo da indigeni bianchi, eccetto la presenza della capogruppo Bundu (Antonella Bundu, di Sinistra Progetto Comune, origini africane, ndr), non rappresentano più nessuno». Di qui la sottoscrizione dell'ordine del giorno (firmato dai due consiglieri di estrema sinistra) per impegnare il Comune a battersi per il diritto di voto amministrativo anche agli extracomunitari. Il capogruppo di Fdi Alessandro Draghi è rimasto interdetto: «I consiglieri comunali sono scelti dagli elettori con le preferenze, ma non in base al colore della pelle. Se fai votare gli extracomunitari non è detto che eleggano altri extracomunitari. E poi a Firenze abbiamo marocchini, iraniani, cinesi, peruviani... Ognuna di queste comunità dovrebbe avere il proprio rappresentante? E come si fa? Mi sembra un'idea alquanto strana». La Bianchi del resto è una Pd radicale, alla Schlein, tutta inclusione e diritti, presiede la Commissione Pari opportunità, pace e immigrazione del Comune guidato da Dario Nardella.

Si era già battuta per l'uso dell'asterisco al posto del femminile e maschile nelle comunicazioni del Consiglio comunale, per non discriminare gay, lesbiche e trans. Una battaglia ormai antica, ora c'è quella contro i troppi «indigeni bianchi» in Italia.

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