"Il governo Berlusconi, nel 2011, scelse di trasformare Lampedusa in un un disastro colossale con un danno di immagine forse non più rimediabile". L'ultima pugnalata di Angelino Alfano in realtà è un boomerang. Sia perché all'epoca dei fatti citati lui era ministro della Giustizia e quindi membro di quell'esecutivo, sia perché le dichiarazioni che rilasciava all'epoca era di tutt'altro tenore. Ma si sa, in politica, quando i destini si dividono, il passato si rinnega. E così oggi il titolare del Viminale, già nella bufera per la gestione della manifestazione degli operai Ast a Roma, torna alla carica anche sul tema dell'immigrazione e prova a rifarsi una verginità (a sinistra). "L’isola (di Lampedusa, ndr) fu sottoposta ad un pressione totale per dimostrare che i migranti erano lì. Rispetto ad allora è cambiato oggi il profilo dell’immigrazione, oggi non siamo di fronte a una immigrazione economica ma si è di fronte a ondate di profughi", ha aggiunto Alfano.
Tuttavia, era il 24 settembre 2011, proprio l'anno incriminato da Alfano, quando l'allora sindaco di Lampedusa si diceva felice perché "finalmente le tanto agognate misure compensative sono arrivate''. E, Bernardino De Rubeis, lo diceva al rientro dalla missione romana durata cinque giorni duranti i quali aveva incontrato, tra gli altri, il premier Silvio Berlusconi e i ministri Alfano e Prestigiacomo. Qualche mese prima, precisamente a maggio del 2011, Alfano parlava di Lampedusa in questi termini: "Nell'89 cadde il muro di Berlino, in questi mesi cade un altro muro che rompe la frontiera tra Nord e Sud e quel muro è Lampedusa. E valicando quel passaggio a livello gli immigrati vogliono valicare il confine tra la società da cui vengono dove mancano la libertà, la democrazia e il benessere e la nostra, dove invece queste cose ci sono. E per varcare quel confine rischiano la vita, perché sono mossi da speranza; la mia domanda è se, invece, l'Europa e l'Italia non si siano sedute sul benessere prodotto dai nostri avi''. E ancora: ''Lampedusa non è il confine ultimo della Sicilia, ma a Lampedusa comincia invece l'Europa, perché è la porta del Mediterraneo. Il problema del nostro Paese, se lanciamo l'emergenza Lampedusa, non è battere cassa per fronteggiare questa ondata di sbarchi che ha portato più di 20 mila migranti in Sicilia, ma dare un futuro diverso a chi fugge dai paesi africani'', ripeteva ad aprile 2011, aggiungendo che "da parte degli Stati Uniti ho registrato grande attenzione su quella parte del mondo: Lampedusa può rappresentare un luogo simbolico del nostro tempo''. A marzo 2011 in conferenza stampa a Palazzo Chigi Alfano annunciava: "Dal Cdm mandiamo un messaggio chiaro ai cittadini di Lampedusa e cioè che non saranno lasciati soli e che Lampedusa tornerà ad essere la perla del Mediterraneo a cui sarà restituita la sua brillantezza''.
Infine, nel 2013, Alfano, diventato leader del Nuovo Centro Destra, non sembrava pentito di quello che il governo Berlusconi aveva fatto né lo rinnegava. Anzi, teneva a precisare: "In questi anni non abbiamo sbagliato programma, né persona. Affidandoci a Berlusconi per tutti questi anni non abbiamo sbagliato. Vogliamo però ora lavorare a un nuovo programma. Aderiamo al Ppe, ma l'Europa così com'è non ci piace. Dobbiamo chiedere più Europa come abbiamo fatto a Bucarest. Sull'immigrazione diremo parole chiare: bene l' accoglienza, ma non possiamo accogliere tutti".
Insomma, o Alfano ha rimosso di aver fatto parte di quell'esecutivo a suo dire "colpevole di aver trasformato Lampedusa in un un disastro colossale con un danno di immagine forse non più rimediabile" oppure è stato un dissidente a sua insaputa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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