L'ultima retata a Hong Kong. Incarcerati 53 "attivisti"

Mentre il mondo è distratto dalla pandemia di Covid-19 e allettato dalle profferte commerciali di Pechino, la triste agonia di Hong Kong continua

L'ultima retata a Hong Kong. Incarcerati 53 "attivisti"

Mentre il mondo è distratto dalla pandemia di Covid-19 e allettato dalle profferte commerciali di Pechino, la triste agonia di Hong Kong continua. Coerenti con l'abitudine di effettuare retate di oppositori mentre i diplomatici occidentali sono in vacanza, le autorità della ex colonia britannica hanno proceduto ieri all'arresto record di ben 53 tra attivisti democratici ed esponenti politici.

L'accusa è quella di aver organizzato l'estate scorsa delle primarie non ufficiali in vista delle consultazioni per il rinnovo del Parlamento locale che erano fissate per lo scorso settembre e che nel frattempo Pechino ha ordinato di far rinviare sine die con il pretesto di rischi per la salute pubblica. Ordine puntualmente eseguito da Carrie Lam, responsabile davanti al governo cinese dell'amministrazione di Hong Kong e in particolare delle draconiane leggi sulla sicurezza imposte da Pechino sei mesi fa.

Queste leggi, com'è noto, impediscono qualsiasi manifestazione critica nei confronti della Cina e rappresentano la pietra tombale sui diritti civili a Hong Kong. Il solo fatto di aver organizzato un evento per selezionare candidati dell'opposizione alle elezioni legislative è stato considerato intollerabile dal potere comunista cinese. A differenza che in passato, Pechino non finge nemmeno più di rispettare le apparenze di un sistema almeno in parte democratico che si è impegnato con Londra a rispettare nel territorio di Hong Kong fino al 2047. Basta leggere le parole usate per motivare la retata di ieri dal segretario alla sicurezza di Hong Kong John Lee: gli arrestati «puntavano a ottenere 35 o più seggi nel Consiglio Legislativo per poter bocciare le leggi ignorando il contesto reale del bilancio governativo, per creare le premesse delle dimissioni del capo dell'esecutivo e così paralizzare il governo». Insomma, pretendevano di rappresentare la volontà popolare per via democratica.

Tra gli arrestati c'è Benny Tai, un docente di legge che ha organizzato le primarie dello scorso luglio, cui parteciparono ben 600mila persone.

Ma c'è anche il cittadino americano John Clancey, avvocato e attivista per i diritti civili che lavora in uno studio legale di Hong Kong. E ieri Anthony Blinken, il prossimo segretario di Stato Usa, ha chiarito che l'amministrazione Biden starà «con la gente di Hong Kong e contro il giro di vite cinese sulla democrazia».

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