Uno scatolone bianco e un passaggio di consegne da Benedetto XVI a Francesco, per ripulire la chiesa dal malaffare. Era il 22 marzo del 2013 e il Papa eletto da pochi giorni aveva fatto visita al suo predecessore, Joseph Ratzinger, che dopo la rinuncia al Pontificato si era ritirato a Castel Gandolfo, nella storica residenza estiva dei papi. Le foto immortalarono i due pontefici seduti in un salottino e una misteriosa scatola bianca. «Qui dentro c'è tutto», disse Benedetto, «ci sono gli atti con le situazioni più difficili. Io sono arrivato fino a qua, sono intervenuto in alcune situazioni, ho allontanato persone e adesso... tocca a te». La clamorosa rivelazione arriva direttamente dalla viva voce del Papa, attraverso una lunga intervista rilasciata al direttore dell'Adnkronos Gian Marco Chiocci in cui Francesco racconta il retroscena di quell'incontro riservato con Ratzinger: «Io non ho fatto altro che raccogliere il testimone di Papa Benedetto», racconta Bergoglio al direttore Chiocci, «ho continuato la sua opera». In effetti quello scatolone bianco conteneva i due pesanti tomi del drammatico dossier Vatileaks, stilato, dopo mesi di riunioni ed interrogatori avvenuti in una sala del Palazzo Apostolico, dai tre cardinali «detective», Herranz, Tomko e De Giorgi, incaricati da Ratzinger nel 2012, di realizzare una mappatura della Curia Romana, tra scandali e veleni di corte. Il tutto dopo il furto di documenti dalla scrivania del Papa, ad opera del suo aiutante di camera, Paolo Gabriele. Otto anni dopo, Francesco sta seguendo quella via tracciata dal Papa emerito e nel pieno dello scandalo finanziario che ha travolto le sacre stanze, con fior di indagati e cardinali silurati, rompe il silenzio e chiarisce: «La Chiesa è e resta forte ma il tema della corruzione è un problema profondo, ciclico, che si perde nei secoli. Ci sono esempi di malaffare», continua il Papa, «di tradimenti che feriscono chi crede nella Chiesa. E queste persone non sono certo suore di clausura». Bergoglio punta il dito contro chi, in tutti questi anni, ha remato contro di lui e contro la riforma della Curia Romana, continuando a tessere ragnatele finanziarie con l'unico scopo di riempire le proprie tasche: «Ecclesiastici e finti amici laici», racconta Francesco, «hanno contribuito a dissipare il patrimonio mobile e immobile, non del Vaticano ma dei fedeli. Io sono qui per combattere questa battaglia, è l'incarico che ho ricevuto e sarà il Signore a giudicare. Non credo», afferma Bergoglio nell'intervista, «che possa esserci una sola persona, dentro e fuori di qui, contraria ad estirpare la malapianta della corruzione. Non ci sono strategie particolari, lo schema è banale, semplice, andare avanti e non fermarsi, bisogna fare passi piccoli ma concreti. Per arrivare ai risultati di oggi», rivendica Francesco, «siamo partiti da una riunione di cinque anni fa su come aggiornare il sistema giudiziario, poi con le prime indagini ho dovuto rimuovere posizioni e resistenze, si è andati a scavare nelle finanze, abbiamo nuovi vertici allo Ior, insomma ho dovuto cambiare tante cose e tante molto presto cambieranno».
Nel colloquio avvenuto lo scorso martedì a Santa Marta, la residenza del Papa, il Pontefice senza peli sulla lingua parla anche di vari temi e manifesta vicinanza a chi soffre per il Covid-19, esaminando anche le posizioni di chi lo critica aspramente, accettando, però, ciò che viene detto su di lui: «Le critiche», dice, «possono essere costruttive, e allora io me le prendo tutte perché la critica porta ad esaminarmi».
E dice di non aver paura per quanto potrebbe accadergli, tanto che non pochi, già da tempo, hanno iniziato a parlare anche di successione, di toto-papa. E lui, anche su questo tema, si fa trovare pronto: «Anche io ci penso a quel che sarà dopo di me, ne parlo io per primo».
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