L'ultimatum del Pentagono: "Aiuti a Gaza o basta armi"

Il pressing di Blinken e Austin su Tel Aviv. Intanto Hezbollah rilancia con il numero 2 Qassem: "Colpiremo Israele ovunque"

L'ultimatum del Pentagono: "Aiuti a Gaza o basta armi"
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Sull'autostrada che costeggia il mare verso Jounieh, poco a Nord di Beirut, la radio prende male, canzoni in arabo e francese si sovrappongono, e poi rimbomba di colpo la voce indignata di Naim Qassem, il numero due di Hezbollah. È il primo discorso di un alto dirigente del Partito di Dio da quando è stato ucciso Nasrallah. «La soluzione è smettere di sparare attacca - Solo dopo un cessate il fuoco, i coloni israeliani potranno tornare al Nord». Poi continua: «La resistenza non sarà mai sconfitta. I suoi uomini combatteranno e moriranno con dignità. La vittoria arriverà con pazienza». E ancora: «Visto che il nemico israeliano prende di mira tutto il Libano ora attaccheremo ogni punto di Israele, al Nord, al Sud, al Centro». La premessa di una guerra che si fa sempre più sanguinosa, mentre la situazione umanitaria nel Paese dei Cedri è disastrosa. Tredici ospedali sono stati completamente o parzialmente chiusi, ieri è stato colpito pure il Murtada di Baalbek e nei raid israeliani sono stati uccisi oltre 150 paramedici e operatori sanitari.

Lo Stato ebraico ha emesso ordini di evacuazione per oltre il 25 per cento del territorio libanese. La battaglia va avanti soprattutto al confine Sud del Paese dei Cedri. Hezbollah ha lanciato una «salva di razzi» contro Haifa, ormai nel mirino tutti i giorni. Israele ha intensificato ancora i bombardamenti aerei sul Libano e l'Idf ha avvisato le squadre mediche delle ambulanze nel Sud a non farsi avvicinare da elementi di Hezbollah poiché i veicoli verranno attaccati se trasportano persone armate. Secondo l'Onu, dal primo ottobre le postazioni Unifil sono state attaccate venti volte. La Casa Bianca è intervenuta per difendere la missione Onu: «Unifil gioca un ruolo importante in Libano. Vogliamo che anche Israele rispetti il suo ruolo».

L'Unicef ha messo in guardia dal rischio di creare una «generazione perduta» in Libano. Gli scontri nel Paese hanno costretto 1,2 milioni di persone, di cui 400mila bambini, ad abbandonare le proprie case.

Gli attacchi israeliani per ora non hanno sosta. Raid di Tel Aviv anche su Gaza, almeno 45 morti e diversi feriti. Ma secondo il giornalista di Axios Barak Ravid qualcosa si muove. Ravid scrive su X che Antony Blinken e Lloyd Austin hanno inviato una lettera a Israele chiedendogli di adottare misure nei prossimi 30 giorni per migliorare la situazione umanitaria a Gaza, se vuole evitare un embargo sulle armi americane.

La notizia è stata confermata pure da Haaretz secondo cui gli Stati Uniti hanno informato lo Stato ebraico che sarebbero pronti a cessare la fornitura di armi se Israele non consentirà l'arrivo degli aiuti umanitari americani a Gaza entro 30 giorni. Il premier libanese Najib Mikati ha spiegato che «ci sono tentativi da parte dell'Onu di decretare un cessate il fuoco».

A dire «no» al cessate il fuoco unilaterale è stato il premier israeliano Benjamin Netanyahu durante una telefonata con il presidente francese Emmanuel Macron. Tra i due leader ieri è stata una giornata di tensione. Secondo una fonte all'Afp, in una riunione del governo francese successiva alla chiamata fra i due leader, Macron avrebbe attaccato Netanyahu. «Non deve dimenticare che il suo paese è stato creato da una decisione dell'Onu. Pertanto, non è il momento di ignorare le decisioni delle Nazioni Unite», ha detto il leader di Parigi.

«Un promemoria al presidente della Francia - è stata la risposta di Netanyahu affidata a una nota - non è stata la risoluzione dell'Onu a fondare lo Stato di Israele, ma piuttosto la vittoria ottenuta nella Guerra d'Indipendenza con il sangue di eroici combattenti, molti dei quali erano sopravvissuti all'Olocausto, compresi quelli del regime di Vichy in Francia».

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