L'ultimo giallo del caso Yara: la pm "sfuggita" al Csm

Non risulta l'indagine contro la Ruggeri, accusata di aver ostacolato la difesa. In aula a Venezia il faccia a faccia con Bossetti

L'ultimo giallo del caso Yara: la pm "sfuggita" al Csm
00:00 00:00

È il magistrato di ferro che ha dato la caccia giorno e notte all'assassinio di Yara Gambirasio, il pm che ha arrestato e fatto condannare all'ergastolo Massimo Bossetti. Negli stessi momenti in cui la controversa serie su Netflix riaccende i riflettori sul delitto di Brembate, la dottoressa Letizia Ruggeri (nella foto) - protagonista indiscussa di quella inchiesta - si trova a sua volta sotto accusa, indagata per avere impedito alla difesa di Bossetti di esaminare la unica, vera prova contro il muratore di Mapello: le tracce del Dna. Giallo nel giallo: al Csm, cui dovrebbero venire segnalate in tempo reale le inchieste che vedono indagate le toghe, il «caso Ruggeri» non risulta. La vicenda delle «prove scomparse» nel processo a Bossetti divide il pubblico televisivo e la stampa giudiziaria, ma al Csm nessuno viene messo in grado di occuparsene. A segnalare l'anomalia è direttamente un consigliere del Csm, il membro laico Enrico Aimi. Aimi fa parte della prima commissione, quella che si occupa delle incompatibilità ambientali dei magistrati: e che deve valutare se un magistrato sotto inchiesta può restare al suo posto. Ma, scrive Aimi, «al Csm non è mai stata comunicata l'apertura del procedimento a carico del magistrato. Un fatto tanto curioso quanto inspiegabile che finisce con alimentare altre perplessità. Un errore, una svista, una dimenticanza? Vista la delicatezza della vicenda ci saremmo aspettati il rispetto di quanto previsto». Come è stato possibile? Informare il Csm toccava alla Procura di Venezia. Il problema è che la Procura lagunare indaga sulla Ruggeri malvolentieri: a ordinare l'iscrizione del pm di Yara per frode processuale e depistaggio è stato un giudice preliminare, Alberto Scaramuzza, quando sul suo tavolo è arrivato il fascicolo contro il giudice che aveva condannato Bossetti, accusato dalle difese di non avere messo a loro disposizione le provette con il Dna. Nella versione ufficiale, le tracce biologiche sono andate rovinate nel passaggio dalla cella frigorifera di un ospedale all'ufficio corpi di reato del tribunale. Se qualcuno deve risponderne, se qualcuno può avere deliberatamente ostacolato le indagini difensive, disse il giudice di Venezia, è la Ruggeri. I pm veneziani non ci credono, si fidano della collega bergamasca, non vedono ombre in una vicenda passata con lo stesso risultato per tre gradi di giudizio. Ieri l'udienza veneziana a carico di Letizia Ruggeri - con i legali di Bossetti a insistere per il suo rinvio a giudizio - si è protratta sino a sera. Faccia a faccia in aula Letizia Ruggeri e Massimo Bossetti, per la prima volta a ruoli invertiti, lei indagata re lui accusatore.

Sullo sfondo c'è l'atteggiamento agonistico della pm nel caso Yara, lo stesso che la portò a processo in corso a partecipare a una docufiction della Bbc: finí sotto procedimento disciplinare, la Cassazione la prosciolse pur accusandola di avere violato i doveri di riservatezza. Ora l'accusa è più grave. Se dovesse venire mandata a processo, Bossetti potrebbe chiedere la revisione del processo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica